Cagliari e Rastelli, in Serie A servirà un altro ritmo

Il Cagliari ha chiuso il weekend con un bilancio negativo, ma non troppo. I rossoblù perdono la terza partita di fila al Sant’Elia richiamando i fantasmi dell’era zemaniana, ma le inseguitrici non approfittano del passo falso di Storari e compagni. Bari e Cesena non si fanno male e, nonostante un girone di ritorno tutt’altro che positivo, la squadra del presidente Giulini mantiene 14 punti sulle terze in classifica.

Ormai lo ripetiamo da tempo: il Cagliari non fallirà l’approdo al piano di sopra. Troppo superiore la rosa isolana rispetto alla concorrenza, e solo la sorpresa Crotone è riuscita a tenere testa ai sardi, superandoli a più riprese in classifica nonostante una squadra decisamente inferiore e investimenti estivi neanche lontanamente paragonabili.

Il Cagliari ha una qualità tecnica superiore al resto del plotone, ma al momento (e da tanto tempo) pecca sul fronte del ritmo e della corsa. La squadra di Juric, per rimanere alla più diretta avversaria dei rossoblù, corre molto di più ma sopratutto meglio di quanto non faccia la truppa di Rastelli. La quale, nel girone di ritorno, è calata vertiginosamente dal punto di vista dell’intensità, aggrappandosi a fortuna e grande qualità dei singoli, che hanno permesso di vincere partite e mantenere inalterato (quando non di aumentare) il vantaggio sulla concorrenza, nonostante prestazioni tutt’altro che esaltanti.

Manovra lenta, pochi movimenti senza palla e difficoltà a recuperare subito la sfera una volta persa nella metà campo avversaria. Se a questo aggiungiamo i tanti infortuni subiti (al di là di Dessena e Melchiorri, vittime di problemi traumatici), diventa lecito pensare a qualche errore in fase di preparazione da parte di allenatore e staff tecnico. Una prima parte di stagione sprintante ha permesso di salutare la compagnia e mettersi al riparo, conquistando l’obiettivo dichiarato, ma le perplessità generali rimangono.

La sensazione è che il Cagliari abbia da tempo finito la benzina, nelle gambe e nella testa, o che comunque viaggi al minimo dei giri del motore. Tenuto conto delle caratteristiche dei calciatori, e appurato che i vari Di Gennaro, Fossati e Munari sono tutt’altro che corridori, la soluzione è presto trovata. Non siamo di fronte ad una squadra di grande dinamismo, specialmente in mezzo. Ed è per questo che la corsa dovrebbero garantirla altri interpreti, ovvero attaccanti (trequartista compreso) ed esterni difensivi. L’unico che invece ha mostrato queste caratteristiche è stato Federico Melchiorri (out fino all’inizio della prossima annata), capace di cambiare ritmo e spaccare le partite con le sue progressioni palla al piede. Un compito mai assolto da Sau e Farias, troppo spesso abulici e fuori dalla partita, salvo poi accendersi a tratti come successo in maniera salvifica a Modena.

A tutto ciò si aggiunge poi la mancanza di un vero dettame tattico, con il Cagliari che è un gruppo di grandi solisti (un lusso per la B) ma non un’orchestra ben oliata. A poche settimane dalla fine del campionato, si fa fatica a vedere un’impronta di gioco, un impianto tattico che caratterizzi il Cagliari e lasci decifrare il progetto tecnico intrapreso nell’estate 2015 con la scelta di Rastelli e determinati calciatori, tanto da far porre la domanda su quanto (e in che misura) mister e rosa siano pronti per la massima serie. Il Cagliari ha vestito da subito, e senza mai cambiare, l’abito di un 4-3-1-2 che dovrebbe prevedere continui inserimenti delle mezzali, costante spinta dei terzini e personalità del trequartista nel ricevere palla e dare l’ultimo passaggio o provare la conclusione diretta in porta. Tutte cose che si sono viste a fasi alterne a inizio stagione, e che stanno mancando totalmente dall’inizio del 2016.

Il Cagliari andrà in Serie A anche grazie al suo tecnico, capace di gestire un gruppo di prime donne senza (apparentemente) scontentare nessuno, ma se Rastelli e il suo staff vorranno giocarsi la grande occasione dovranno giocoforza modificare qualcosa. In primis dando un’identità e inculcare una mentalità vincente e di sacrificio, che permettano di sopperire all’ovvia differenza tecnica rispetto a molte formazioni di Serie A. Rastelli dovrà dare capacità di correre tanto, bene e con continuità nell’arco di stagione e singole partite, aspetto fondamentale per provare a contrastare avversari superiori; al contempo, la società dovrà supportarlo con acquisti di categoria, che possano trascinare e forgiare un gruppo già buono ma bisognoso di rinforzi: una punta, una mezzala che sappia fornire fosforo e verticalità, un centrale di qualità e almeno due esterni di livello. Tutto questo per continuare nel progetto triennale stabilito a inizio stagione con il tecnico ex Avellino, e non trovarsi davanti a sgradite sorprese dopo le prime giornate del prossimo campionato.

Giampaolo Gaias