Ciclismo – Fabio Aru: “Era giusto provarci. Demoitiè? Senza parole”
Un Fabio Aru ancora indietro di condizione, come prevedibile e comprensibile, al Giro di Catalogna ha saggiato la gamba e continuato a prendere confidenza con una stagione appena iniziata e pronta a metterlo davanti a diverse insidie, in salita ovviamente. Il classe 1990 di Villacidro, a Pasqua, ha però provato a dare spettacolo incendiando la corsa che chiudeva la settimana catalana, attaccando da lontano in uno dei passaggi più ostici dell’ultima tappa. Non è andata bene, ma Aru ha fatto vedere di essere tra i corridori in grado di fare selezione, oltre che tra i principali candidati per gli acuti di rilievo nell’annata che entra nel vivo.
“Mi sembrava giusto provarci – ha commentato su Twitter dopo la tappa di domenica – Sono comunque molto contento di come esco da questa bellissima gara”, la chiosa sul social dei cinguettii da parte di Aru.
E’ stata però una domenica nera sul fronte della sicurezza in corsa per le due ruote. La morte del belga Antoine Demoitiè, coetaneo di Aru investito da una moto alla Gent-Wevelgem, ha scosso l’ambiente e riportato alla luce il tema della sicurezza. “Non ci sono parole”, ha scritto il sardo ancora su Twitter.
I corridori hanno voluto dire la loro, mentre altri due colleghi (Daan Myngheer, 22 anni, e Jens Debusschere, ex campione del Belgio di 27 anni) sono rimasti feriti gravemente rispettivamente al Criterium International in Corsica e alla stessa Gent-Wevelgem: per il primo la prognosi è riservata, il secondo ha riportato commozione cerebrale e fratture.
Alberto Contador ha espresso “sentite condoglianze”, auspicando “maggiori controlli in corsa”. L’Associazione internazionale ciclisti professionisti (Cpa) chiede “che sia immediatamente fatta luce sulla dinamica dell’incidente” che ha causato la morte di Antoine Demoitiè alla Gand-Wevelgem, “sulle circostanze che lo hanno provocato nonché sulle eventuali responsabilità delle parti coinvolte”. Il presidente della Cpa, Gianni Bugno, nella stessa nota diffusa dall’associazione, sottolinea che “in questo momento di tristezza e dolore per la morte di Antoine non vogliamo fare polemiche ma è tanta la frustrazione che abbiamo dentro. Abbiamo sempre sostenuto che la sicurezza dei corridori deve essere al primo posto nelle discussioni delle alte sfere del ciclismo – prosegue Bugno – e all’ultima riunione del Consiglio del ciclismo professionistico, abbiamo espressamente chiesto che vengano comunicate in fretta le strategie elaborate recentemente per il miglioramento della sicurezza durante le corse. Non voglio accusare nessuno ma fare riflettere sulle responsabilità di ognuno nell’assicurare che sia sempre mantenuto altissimo il livello di attenzione, consapevolezza, e controllo sulle norme di sicurezza durante ogni corsa ciclistica”, la nota con le parole di Bugno, riportata da Gazzetta dello Sport.
Commenti