Dinamo Sassari, Pasquini allenatore non per caso: ecco la sua storia da coach

Ha trascorso le ultime, trionfali stagioni della Dinamo Sassari da general manager. Lunghe ore davanti al video per studiare nuovi potenziali innesti, colloqui infiniti con gli agenti e gestione dei rapporti, non sempre semplici, con i giocatori. Specie quelli americani. Si sentiva ormai un dirigente, Federico Pasquini, che nel 2013 dichiarava: “Non tornerei ad allenare. Ho realizzato il mio sogno quando il presidente Sardara mi ha chiesto di ricoprire il ruolo di direttore sportivo“. E invece, a distanza di nemmeno tre anni, l’ormai ex gm biancoblù sarà costretto a rispolverare pennarello e lavagnetta. La sua esperienza da head coach del Banco di Sardegna durerà appena qualche mese, anche se nella vita non si sa mai. Quel che è certo, però, è che Federico Pasquini il dna da tecnico ce l’ha eccome.

La sua prima esperienza su una panchina professionistica risale alla stagione 2000/01, in Serie A2, con la Progresso Castelmaggiore. Pasquini è vice di Demis Cavina, futuro sassarese, capace di condurre la squadra a una doppia promozione partendo dalla B2. La stagione è difficile, il roster non proprio all’altezza. Spiccano soltanto l’americano Myron Brown e il monumento “Gus” Binelli, che non riescono comunque a evitare l’ultimo posto in classifica con appena 9 vittorie in 36 partite. Dopo un anno di pausa, Pasquini torna in panchina a Capo d’Orlando, sempre in A2, dove affianca prima l’esperto Gianni Lambruschi (appena tornato in pista a Ragusa, in A1 Femminile), e poi lo scudettato Franco Marcelletti. Anche qui i risultati non sono granchè: gli oltre 18 punti di media di Henry Turner, infatti, non bastano per scongiurare la retrocessione in B d’Eccellenza (12 vittorie in 32 incontri).

Pasquini però incassa la riconferma, stavolta con il ruolo di capo allenatore. E’ la prima volta nella sua carriera, e viene affiancato da un tecnico che incontrerà nuovamente nel corso degli anni: il “miticu” Ugo Ducarello. L’Orlandina viene inserita nel girone B, assieme a una squadra sarda: la Santa Croce Olbia di Andrea Carosi, retrocessa dopo il playout contro Padova. L’Upea invece riesce a salvarsi, sempre agli spareggi. Ma in panchina non c’è più Pasquini, esonerato a gennaio dal presidente Sindoni dopo una brutta sconfitta interna contro Veroli. La stagione, iniziata con ambizioni importanti, termina addirittura con un annunciato blocco degli stipendi per “scarso impegno mostrato in campo dai giocatori”. Fanno parte di quel roster Nicola Bonsignori, attuale tecnico delle giovanili della Dinamo Sassari, l’ex nazionale Alessandro Fantozzi e il carlofortino Stefano Puggioni, vecchio leone della pallacanestro sarda che – all’età di 41 anni – ancora sgomita sotto i tabelloni nel campionato di Serie D.

Dopo la delusione siciliana Pasquini riparte da casa sua, in quel di Ferrara, dove aveva già maturato le primissime esperienze da tecnico nel campionato di C2. Occupa nuovamente il ruolo di assistant coach alle spalle di Stefano Cioppi, poi esonerato in favore di Luca Dalmonte. La Carife chiude al settimo posto (15 vittorie e altrettante sconfitte) con 30 punti, dieci in più della Dinamo Sassari, che si salva grazie al solito Emanuele Rotondo. Brilla la stella di un certo Terrell McIntyre, che alla sua prima esperienza italiana chiude con 18.7 punti di media. Ai playoff, conquistati con una miracolosa cavalcata finale fatta di 10 vittorie in 15 partite, Ferrara registra l’eliminazione al primo turno per mano della Cimberio Novara di Manuel Vanuzzo.

I tempi, a quel punto, sono maturi per una nuova esperienza da head coach. Allora Pasquini scende di ben due gradini, in B2, all’Abc Castelfiorentino, che lo chiama a febbraio per sostituire Alessio Marchini. La compagine fiorentina si rende protagonista di una buona stagione che culmina con l’approdo ai playoff, dove però viene eliminata in due gare dall’Empolese. Il nuovo tecnico della Dinamo Sassari rimane a Castelfiorentino per un’altra stagione di B2. La più bella, a suo dire, della carriera. Alla guida di una squadra dall’età media molto bassa, in cui muove i primi passi l’attuale ala/pivot dell’Enel Brindisi Andrea Zerini, Pasquini riesce nuovamente a centrare i playoff. Al quel campionato partecipa da protagonista (arriverà fino alla semifinale per la promozione in B1) anche la Russo Cagliari, che travolge Castelfiorentino al PalaRockefeller per 103-89 con 21 punti di Putignano e 20 di Pintor. L’Abc invece si arresta al primo turno, togliendosi però la soddisfazione di portare alla “bella” la corazzata Eutelia Arezzo, compagine dalla fortissima impronta sarda. Nella decisiva gara 3, infatti, gli aretini di coach Mameli vengono salvati dai 40 punti della coppia cagliaritana composta da Nicola Elia e Maurizio Pedrazzini.

Pasquini viene confermato già a maggio, ma due mesi dopo cede alla corte della Fortitudo Bologna del patron Gilberto Sacrati, che gli affida un ruolo da assistente di Andrea Mazzon. Nonostante i nomi di primissimo piano, tra i quali Mancinelli, Bagaric e Jenkins, la squadra non va oltre l’ottavo posto in stagione regolare e viene eliminata al primo turno dei playoff dai futuri campioni d’Italia della Mens Sana Siena. A capodanno, dopo il ko casalingo contro Milano, Mazzon viene esonerato, e gli subentra Dragan Sakota. Pasquini, in coppia con Bizzozi, dirige i biancoblù dalla panchina nella vittoria di Teramo (91-92) prima dell’insediamento ufficiale del tecnico di Belgrado. Rimane a Bologna nella stagione successiva, ancora al fianco di Sakota. E’ però una annata maledetta: l’ultima della “Effe” nella massima serie. Sakota viene cacciato a dicembre, Pancotto non riesce a risollevare le sorti di una squadra che, dopo una lunga lotta con Rieti e Caserta, retrocede in LegaDue.

Nell’estate del 2009 Gaetano Papalia, presidente della Sebastiani, trasferisce la squadra da Rieti a Napoli. In panchina c’è Franco Marcelletti, che ritrova nel ruolo di assistente proprio a Federico Pasquini. Si parte male, con un handicap per irregolarità di bilancio, e si finisce molto, molto peggio. Marcelletti lascia già a ottobre, la società è in crisi finanziaria. Dopo la sosta natalizia tutti i giocatori della prima squadra – a eccezione di Muurinen e Spippoli – non rientrano alla base. Il 3 gennaio 2010, in occasione del match contro Biella, Pasquini si trova a guidare un manipolo di ragazzini dell’Under 19, molti dei quali mai visti prima di quel giorno. Al 40′ è 54-124 per i biellesi. Si va avanti così per qualche tempo, con una sconfitta record di 123 punti a Caserta. In seguito la squadra partenopea viene fermata dalla Fip, che annulla tutte le sue gare per quella stagione. Di positivo, per Pasquini, rimane solo la soddisfazione di aver potuto allenare due giocatori del calibro di Travis Best e, soprattutto, del grande (in tutti i sensi) Robert “Tractor” Traylor, prematuramente scomparso nel 2011.

Nel marzo del 2011 la svolta: Stefano Sardara, patron della Robur Sassari, lo chiama al capezzale di una squadra alla disperata ricerca della salvezza nel campionato di Serie B Dilettanti. Pasquini, nonostante un gruppo falcidiato dagli infortuni, riesce a ottenere una brillante salvezza, guadagnandosi la riconferma. Ma in estate Sardara lascia la Robur e, a sorpresa, prende in mano la Dinamo Sassari dopo l’addio della famiglia Mele. Pasquini, dunque, abbandona i panni del coach per diventare direttore sportivo. Fino a questa mattina, quando il presidente biancoblù gli ha chiesto di tornare in panchina. Almeno per qualche mese.

Roberto Rubiu