Arzachena, l’urlo di Branicki: “Noi non molliamo”
Solo la decisione dell’arbitro che rinvia Arzachena-Lanusei per impraticabilità di campo, dopo ore di pioggia incessante, può bloccare Piotr Branicki, leader (e non è una parola a caso, a sentire il suo fiume di parole al telefono) dell’Arzachena delle sorprese, ancora quarta in classifica ad infastidire le grandi del campionato. Mai banale, ma sincero e pungente, il bomber smeraldino parla a tutto campo e si toglie qualche sassolino dalle scarpette.
“La forza di questa Arzachena è il gruppo che non molla mai”, esordisce Piotr, “perché è formato da giocatori esperti e giovani che hanno voglia di dimostrare quello che valgono. Abbiamo una società che ci fa stare bene e non ci fa mancare mai niente, è un insieme di cose, insomma”.
Di cosa andate più orgogliosi tu e il tuo gruppo per questa stagione sopra le righe?
“Io personalmente sono orgoglioso del fatto che la società non abbia speso milioni per la squadra e nonostante questo siamo in alto a lottare per vincere questo campionato. Non abbiamo una rosa molto ampia, ma i giocatori sono uno più bravo dell’altro: chiunque entri in campo dà il suo contributo. E’ vero, ci sono giocatori più difficili da sostituire: se manchiamo io o il capitano Bonacquisti – il cuore di questa squadra -, è difficile trovarne di simili per esperienza, ma potrei fare tanti nomi di miei compagni che meritano di giocare titolari, a partire dal giovane ’96, Illario, che chiamo Ronnie perché i suoi movimenti mi ricordano quelli di Ronaldo. E poi uno come Manzini che ancora dice la sua in mezzo al campo, Tozzi e tanti altri che sono fondamentali per la nostra squadra”.
Sei stato molto richiesto in estate e a dicembre, ma non sei voluto andare via. Cosa ti lega ad Arzachena?
“Penso che un calciatore debba prima di tutto stare bene e qui ad Arzachena è così. C’è la tranquillità che ci permette di lavorare serenamente. Non stiamo parlando di piazze grandi come Viterbo e Grosseto, o Torre del Greco e Sora (in cui ho giocato), nelle quali ci sono pressioni diverse come la stampa che segue maggiormente le squadre. Qui non c’è questo grande interesse e i giornalisti, se possono, parlano di altri club. Abbiamo tanto sostegno e calore da parte del pubblico che ci segue, e per loro facciamo il massimo, ma non posso non notare certe differenze. Quando siamo stati primi in classifica, lo spazio più grande era dato a squadre come Torres e Olbia, anche se erano dietro, perché hanno più blasone di noi. Ma non per questo ci siamo fermati e siamo ancora lì”.
L’Arzachena è una delle pochissime squadre che non ha cambiato praticamente niente durante il mercato di riparazione, a dimostrazione del fatto che si è lavorato molto bene in estate.
“Esatto, Antonello Zucchi (il direttore sportivo, ndr) ha fatto un grande lavoro perché ha scelto gli uomini migliori, quelli che hanno tanto da dimostrare. Ha portato Luca La Rosa che secondo me dovrebbe essere titolare fisso. Se Danilo Bonacquisti è il cuore, Luca è il polmone di questa squadra e io non posso che applaudire giocatori del genere che fanno parte di un gruppo che regala tante soddisfazioni alla società, al mister, ai tifosi. Non abbiamo niente da perdere, i numeri sono ancora dalla nostra parte, possiamo ancora finire questa stagione nel migliore dei modi e facendo una bella figura”.
In tanti stavano aspettando un vostro crollo da mesi, quanta carica vi ha dato sentire che l’Arzachena non ce l’avrebbe fatta?
“Io leggo sempre tutto ciò che viene detto di noi e lo riporto ai ragazzi negli spogliatoi per spronarli. E’ questo che ci carica, pensare che dobbiamo scendere in campo per far tacere tutte le critiche: il nostro posto in classifica parla da solo”.
Branicki vuol dire spesso polemica perché non hai mai paura di dire cosa pensi: è un po’ la tua forza?
“Certe volte dovrei mordermi la lingua, lo so, ma io non riesco a non dire quello che penso e non riesco a non difendere la mia squadra quando viene attaccata ingiustamente. So che molto spesso si vuole mettere zizzania nel gruppo e tentare di farlo sgretolare, ma io non accetto queste cose e parlerò sempre. Forse dà fastidio che l’Arzachena sia la prima delle sarde, mentre le altre inseguono dopo aver speso tanto. Noi non abbiamo speso niente e siamo lì, quindi servono solo uomini coraggiosi e con grande cuore per imprese del genere”.
Contro la Torres avevate la partita in mano, poi sconfitta ed espulsione per te. Quanto ci hai messo a digerire la beffa di Sassari?
“Loro hanno fatto una grande partita, sono obiettivo. A noi sono mancati quegli ultimi 5 minuti, in cui loro l’hanno risollevata. Io pago la mia fisicità, ho preso un numero altissimo di cartellini per il ruolo che ho e anche in quella partita ho pagato pegno. Quando ero negli spogliatoi ho sentito le urla e ho sperato che finisse almeno con un pareggio, volevo dare le risposte a tutti gli insulti che mi sono arrivati e che spesso mi arrivano durante le partite. Ma io posso rispondere solo con i gol, questa è la mia rinvincita. Non sanno che i loro insulti sono la mia carica”.
L’Arzachena, secondo te, può sognare la Lega Pro o è giusto che realtà così consolidino la Serie D?
“Per me e per il gruppo sarebbe un sogno arrivare in Lega Pro, come già mi era successo a Fondi, quando vincemmo il campionato e nessuno ci credeva: è bello essere una sorpresa per tutti, dà troppe soddisfazioni. Noi lavoriamo fino alla fine, anche con la nostra coperta corta, abbiamo tanti scontri diretti adesso e al termine di questi potrò dire fin dove possiamo arrivare. Dopo la salvezza raggiunta noi vogliamo assolutamente i play off, non ce li faremo sfuggire”.
Roberta Marongiu