Cagliari, non è il momento di piangersi addosso
Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia, scriveva Paulo Coelho. Parole che fotografano alla perfezione il momento del Cagliari. Dieci giorni che hanno portato il mondo rossoblu dall’euforia post Pescara ai timori (eccessivi) delle ultime ore. Due sconfitte figlie di prestazioni asfittiche e preoccupanti, sufficienti per minare le certezze di chi pronosticava una marcia trionfale negli ultimi mesi di campionato. Aperta parentesi: al di là del risultato delle inseguitrici, il Cagliari è perfettamente in linea con gli obiettivi prefissati in estate. In vetta dall’inizio, vive in queste settimane il primo netto momento di flessione della stagione. Motivo per cui i requiem che hanno accompagnato le ore successive alla sconfitta contro il Novara sono quantomeno prematuri. Chiusa parentesi. E’ certo, però, che qualcosa si è inceppato negli ingranaggi rossoblu.
Tagliamo subito la testa al toro: attribuire la sconfitta alle discutibili (per usare un eufemismo) decisioni del direttore di gara, Ghersini di Genova, sarebbe pratica immatura e fuorviante. Certo, è probabile che il giorno che insegnavano l’uniformità di giudizio lui fosse assente, ma ricondurre la vittoria del Novara alla sua mediocre serata è un alibi che Rastelli e i suoi ragazzi non meritano. La sconfitta rossoblu ha infatti radici ben più solide, motivi che forse sono stati nascosti sotto il tappeto con la complicità dei risultati favorevoli. Un calo psicofisico, inevitabile nell’arco di una stagione, che ha incrinato le certezze costruite nei mesi scorsi. Per la terza partita consecutiva, il Cagliari ha toppato clamorosamente l’approccio mentale alla gara, scendendo in campo scarico e privo di lucidità, regalando così la prima mezzora di gioco agli avversari. Se contro il Pescara il risultato è stato ribaltato con un mix di fortuna e carattere, negli ultimi due incontri i rossoblu non sono stati in grado di invertire la rotta, finendo per inseguire gli avversari più con la forza dei nervi che con raziocinio. Difficile (e forse intuibile) capire cosa abbia spento l’interruttore, eloquenti le immagini di un furibondo Marco Storari che nei primi 20′, ieri sera, provava a rianimare i compagni. Quello che traspare dalle ultime tre partite è l’immagine di una squadra abulica, in attesa di una scossa in grado di risvegliarla, la cui confusione emerge nelle trame di gioco dettate più dall’iniziativa di un singolo che da una manovra corale. Non è un caso che un diciottenne, talentuoso ma pur sempre alla quarta presenza in serie B, prenda per mano la squadra mosso dalla voglia di mettersi in mostra.
E’ evidente, poi, che il Cagliari paghi il pessimo stato di forma di alcuni dei suoi uomini e le indisponibilità di pedine fondamentali per lo scacchiere tipo di Rastelli. E’ sempre poco simpatico recriminare per le assenze ma le statistiche parlano chiaro e dicono che, ad esempio, Luca Ceppitelli è elemento imprescindibile per questa squadra. Le ultime tre sconfitte, coincise con la sua assenza, testimoniano solo in parte il suo peso nelle fortune rossoblu, cui ha contributo formando una coppia affidabile e sicura con quel Salamon decisamente in calo senza l’ex Bari al suo fianco. Al tempo stesso, hanno pesato negativamente sull’economia cagliaritana l’infortunio di Davide Di Gennaro (forse azzardato il suo utilizzo contro il Pescara) e il momento no di Marco Fossati, la cui espulsione contro il Novara fotografa il suo periodo di appannamento più psicologico che fisico. Per concludere, con Marco Sau lontano dai suoi giorni migliori e Diego Farias che fa dell’intermittenza il proprio marchio di fabbrica, Federico Melchiorri ha finito col tirare la carretta senza un briciolo di sosta, denunciando inevitabilmente la necessità di tirare il fiato.
Diversi campanelli d’allarme, dunque, sintomi di un’involuzione curabile ma non trascurabile. Storari e compagni hanno ancora il destino nelle loro mani, nonostante il margine di errore si sia assottigliato. Sarà compito del tecnico, al primo vero banco di prova della sua gestione, rianimare una squadra sopita e irriconoscibile. Inevitabile pensare che, in queste giornate e in un contesto simile, Rastelli si giocherà una percentuale importante del proprio credito. Dovrà far leva sul carisma (più volte decantato) del gruppo per pungolare l’orgoglio di chi ha smarrito in poche settimane parte delle proprie certezze. Unica strada auspicabile e percorribile, tralasciando piagnistei che mal si sposano con la mentalità di una squadra che ambisce a primeggiare e non a sopravvivere. All’orizzonte il Trapani, nuovo ostacolo nel percorso rossoblu. Una tappa fondamentale per riprendere quel cammino bruscamente interrotto nelle ultime due giornate (e mezzo). Sarà necessario tutto l’orgoglio di cui il Cagliari dispone per riprendere la marcia con un unico obiettivo: l’arcobaleno dopo giorni di pioggia.
Stefano Sulis
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