Una dormita in Riviera

Massimo Rastelli (foto: Gianluca Zuddas - www.gianlucazuddas.com)

Massimo Rastelli (foto: Gianluca Zuddas – www.gianlucazuddas.com)

La più brutta prestazione stagionale, o giù di lì. Il Cagliari, fresco di ipoteca (che rimane, salda) sulla promozione in Serie A, cade a Cesena dando ai suoi tifosi un’altra dimostrazione di debolezza sui campi delle dirette inseguitrici in questo campionato cadetto comunque dominato, come da valori tecnici e pronostico. Però le recite di Novara, Pescara, Cesena, Crotone fanno più di una prova: la corazzata rossoblù trema nelle occasioni da copertina, il guaio è relativo, visti i fatti e i numeri complessivi. Da record, proprio come detto a più riprese in settimana (a partire dal patron), e come esorcizzato da capitan Dessena nel post-partita del “Manuzzi”.

Davvero impalpabile la prova degli isolani in Romagna, dove solo per 10′ scarsi si è visto il Cagliari capace di azzannare qualsiasi avversario: in poco tempo Giannetti ha potuto procurarsi e calciare un rigore tanto regalato (da Manganiello) quanto sciagurato (nell’esecuzione), poi ha incocciato sul palo il prepotente mancino, mentre Melchiorri veniva fermato sul più bello. Un fuoco di paglia cagliaritano in mezzo a difficoltà croniche, sin dalle prime battute, con palle buttate a casaccio e ritmo sempre inferiore a quello degli avversari. Il solo Storari (a confermare i disagi di serata) si salvava, mentre la difesa vagava e il centrocampo non trovava mai le misure, lasciando isolato il per nulla ispirato tridente.

Detto che gli episodi (il rigore) potevano arridere, e che è sempre facile criticare a posteriori chi fa le scelte, Rastelli paga la giornata no degli interpreti, compresi quelli tolti dalla naftalina per l’occasione. Tradisce Giannetti, decisivo una settimana prima, stecca Colombatto (terzo giallo su tre gare, per lui l’attenuante dell’ingresso a freddo), sprofonda Murru, indifendibile da tempo ma capace di scavare ancora dopo aver toccato il fondo. Tre esempi in un quadro desolante, inatteso, ma non nuovo né preoccupante, perché il margine è enorme e l’occasione di rialzarsi immediata.

Il tecnico non è aiutato dalla situazione infortuni, in mezzo la coperta è diventata cortissima e anche chi fino a poche settimane fa brillava (Fossati) viene da due prestazioni molto negative. Rastelli ha rilanciato Murru, quasi per la disperata voglia di non svalutarlo del tutto più che per convinzione; ha lasciato fuori Farias, croce e delizia ma raramente banale (come invece sono state tutte le giocate del Cagliari) e ha cercato ancora una volta di cavare una stilla di Sau. Il barbaricino è andato in campo per onor di firma, un vero peccato data la cifra dell’enfant du pays. Costretto agli straordinari, ha palesato stanchezza anche Salamon, con Krajnc in crisi perenne, ma quando ci si trova davanti ad una prova da non pervenuti diventa riduttivo pensare (solo) ai singoli.

Il Cagliari si conferma squadra ondivaga, le cui folate prepotenti sono note e in grado di spazzare chiunque, e proprio l’aver visto come il Cesena fosse poca roba (complici le numerose assenze) di fronte all’unico momento buono dei sardi aumenta il rammarico per una gara non giocata. Si registra quindi l’ennesimo calo di personalità di un gruppo tanto più forte degli altri da potersi concedere pause, ma è proprio da queste serate che si valuta la prospettiva di lungo periodo. E chissà se lo sguardo cupo di Giulini in tribuna non celasse considerazioni più ad ampio raggio…

Fabio Frongia

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