Cagliari, la forza del carattere. A Cesena per chiudere i conti
“Senza difficoltà non c’è nulla che abbia valore”. E’ sufficiente una delle più note massime di Ovidio per fotografare la partita tra Cagliari e Pescara, la portata del successo e l’entusiasmo che ne è seguito. Novanta minuti ad alta intensità, vissuti sul filo del rasoio, che hanno accresciuto il valore – già di per sé alto – della vittoria rossoblu. E adesso sarà dura per Rastelli fare il pompiere e placare l’euforia che solo la matematica riesce (in parte) a posticipare. Perché la sfida contro il Pescara somigliava tanto ad una delle ultime curve prima del rettilineo finale e il Cagliari, pur sbandando molte volte, non è uscito di pista. Anzi, ha aumentato il distacco dagli avversari. Il miglior epilogo possibile dopo una partenza shock.
Melchiorri e compagni hanno avvertito il peso dell’impegno declinandolo nel peggior modo possibile, con un primo tempo da incubo. Imballati nelle idee e in difficoltà sul piano fisico, hanno subito la manovra degli avversari per 45′ in cui la carica agonistica è diventata ben presto paura. “Fosse stato per me alla fine del primo tempo ne avrei sostituito 11″ ha rivelato Storari: perfetta analisi di una prima frazione di gioco in cui il capitano è stata l’unica ancora di salvezza. Decisamente in difficoltà il pacchetto arretrato, con Caprari e Lapadula a fare il bello e il cattivo tempo davanti ad un Krajnc vittima delle proprie insicurezze e ad un Salamon decisamente lontano dagli standard delle ultime settimane. Le precarie condizioni di Di Gennaro (ben sostituito da Colombatto) e la giornata no di Fossati hanno complicato i piani di costruzione di Rastelli che, a centrocampo, ha potuto osservare la superba grinta di Cinelli. I reparti slegati e una manovra farraginosa hanno reso sterile il reparto offensivo con Farias a vagare per il campo e Melchiorri tanto volenteroso quanto confusionario. Uno 0-1 che, al termine dei primi 45′, ha assunto i contorni di un regalo fatto dalla buona sorte alla squadra di Rastelli. Un messaggio che il Cagliari ha recepito, convertendo la paura in furore agonistico, agevolato anche dall’inevitabile calo fisico della squadra di Oddo. Un secondo tempo fatto di rabbia e voglia di vincere, ben incarnato da Niccolò Giannetti, il cui ingresso in campo ha aumentato il numero dei giri della manovra offensiva. I 10′ minuti che hanno capovolto il risultato, perciò, sono stati una testimonianza di carattere in cui i rossoblu hanno espresso la propria forza. Il grido di chi non rinuncia a combattere.
Se la gara contro gli abruzzesi rappresentava un termometro per valutare lo stato di salute del Cagliari, Rastelli può dirsi soddisfatto vedendo il bicchiere mezzo pieno. Una vittoria il cui significato è più importante del modo in cui è arrivata. Un passo indietro sul piano del gioco che si è accompagnato ad un’importante testimonianza di carattere per una squadra ormai matura, in grado di leggere la partita e adattarsi alle diverse situazioni che le si presentano. Qualità fondamentale per chi aspira ad affermarsi. Sarà con questo mix di convinzione ed euforia che il Cagliari si presenterà venerdì al Manuzzi di Cesena, l’ultima curva prima di un lungo rettilineo che potrebbe proiettare i rossoblu verso un finale di stagione agevole e in discesa. Con buona pace di Ovidio.
Stefano Sulis
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