C’è anche il tema arbitrale dopo Cagliari-Pescara: il nostro pensiero
Brutti e fortunati. Sì. Il Cagliari, col Pescara, ha vinto così. Con un rigore clamoroso negato a Lapadula, che poteva valere un 2-2 che, considerando il livello del gioco espresso dalle due squadre sarebbe stato pure stretto agli abruzzesi. È tutto vero, e anche se contano solo i 13 punti che separano i rossoblù dalla terza in classifica, non c’è niente di male ad ammetterlo. Non si torni, però, a parlare di favoritismi degli arbitri, perché l’impressione è che questa storia secondo cui “Il Cagliari è la Juventus della Serie B” stia un po’ sfuggendo di mano.
Della Juve, il Cagliari, non ha nulla (purtroppo). Non ha e non avrà mai il fatturato né il blasone e i trofei. L’unica cosa in cui sia riuscito, finora, ad avvicinarsi alla Signora, sono i titoli dei giornali su un presunto atteggiamento benevolo da parte dei direttori di gara. Era successo mercoledì 23 settembre, dopo la vittoria a Chiavari, sulla Virtus Entella, grazie a due calci di rigore trasformati da Nicolò Giannetti e Diego Farias. Cinque mesi e 23 giornate prima del rigore non dato a Lapadula. In mezzo, ovviamente, c’è stato di tutto: il fallo bruttissimo di Coly che ha spezzato la gamba e la stagione di Daniele Dessena, visto dall’arbitro La Penna e punito con un semplice giallo; il gol di Sau non visto contro il Como; i rigori negati in più partite.
Siamo riusciti persino a vedere un calcio di punizione a due in area per un retropassaggio di coscia e l’espulsione di Tello per l’esultanza di Salerno. Eppure fuori dalla Sardegna nessuno ne ha scritto, nessuno ha parlato di un Cagliari ostacolato dagli errori arbitrali. Ed è giusto così. La verità è che il livello medio degli arbitri della Serie B è basso, anzi, bassissimo. Così basso che sarà difficile lamentarsi per gli errori (che inevitabilmente ci saranno) al ritorno in A. Vederci la malafede o una presunta sudditanza psicologica è sbagliato. Speriamo che lo abbiano capito tutti.
Gabriele Lippi