Cagliari: nessun dramma, solo un bagno d’umiltà
“Temo che la pausa natalizia possa aver spezzato il ritmo alla mia squadra”. Si pronunciava così, Massimo Rastelli, nei giorni che precedevano la trasferta in terra calabrese. Parole sibilline, se lette al termine dei 90′ dell'”Ezio Scida“, che consegnano al tecnico e ai tifosi una delle partite più abuliche di questo Cagliari edizione 2015/16. Aperta parentesi: una sconfitta a Crotone, contro questo Crotone, rientra nel campo delle possibilità e farne un dramma sarebbe decisamente prematuro. E’ stato un incidente di percorso. Uno scivolone che, se interpretato nel modo giusto, potrà rappresentare uno step nel percorso di crescita della squadra. Chiusa parentesi.
Il Cagliari ha sbagliato l’approccio mentale alla gara. Sorpresi dal (prevedibile) furore agonistico della squadra di Juric, i rossoblu sono apparsi quasi spaesati sin dalle prime battute di gioco, subendo l’euforia atletica del Crotone. La rete siglata in avvio da Budimir è stato il tassello che ha permesso ai calabresi di mettere la partita in discesa, secondo i piani del tecnico croato. Un gol arrivato per il gentile omaggio della coppia Krajnc-Storari, frutto della disattenzione in marcatura dell’ex Cesena che ha costretto alla disperata e ritardataria uscita il capitano rossoblu. Un errore che ha scosso il centrale sloveno, protagonista di una prestazione insicura e mediocre, coronata da un’espulsione del tutto irrazionale che ha fatto rimpiangere, ai più, l’assenza di Ceppitelli. Al suo fianco Bartosz Salamon si è confermato come uno dei pilastri di questa squadra. Il polacco è stato uno dei pochi ad uscire a testa alta dall'”Ezio Scida“, al termine di una partita inappuntabile e ben gestita sul piano tecnico e delle emozioni. Ha sorpreso, invece, la scelta di Rastelli di escludere dall’XI iniziale sia Murru che Barreca. Una scelta conservativa quella del tecnico campano, appellatosi all’esperienza di Balzano e Pisacane in una serata così importante: scommessa non pagata.
Il Cagliari è stato costretto ad inseguire per tutta la gara, preso per mano da un Diego Farias ispirato ma poco assistito dai compagni (se si esclude Joao Pedro a corrente alternata), ma lasciando al tempo stesso ampi varchi per i contropiedi calabresi. La rete del pareggio è stata un’illusione che ha accarezzato i tifosi per una decina di minuti, ma anche in quei frangenti il Cagliari non ha dimostrato di tenere in pugno la partita. L’ha subita e mai veramente controllata. Il centrocampo disegnato da Rastelli, in perenne inferiorità numerica, ha pagato dazio davanti al maggior dinamismo avversario e la marcatura asfissiante ai danni di Di Gennaro ha reso prevedibile la manovra rossoblu. Joao Pedro si è così spento con il passare dei minuti, mentre Giannetti è parso un ologramma in balia della gara, lasciando il solo Farias a predicare nel deserto. Il secondo tempo, infine, ha recitato un copione prevedibile. Costretto ad inseguire per tutta la partita, il Cagliari ha perso lucidità, dimenticando di giocare e lasciandosi andare a reazioni e comportamenti figli di un nervosismo evidente e corrosivo. L’espulsione di Balzano ha quindi compromesso i piani (instabili) di Rastelli, la terza rete del Crotone ha, di fatto, chiuso la gara.
Bando, però, ai facili allarmismi. E’ comprensibile l’amarezza per una partita che avrebbe potuto rappresentare una sliding door (una delle tante) della stagione, ma con metà campionato ancora da giocare, i rossoblu sono ancora padroni del proprio destino. La trasferta calabrese ha semplicemente riportato il Cagliari sulla terra. Ha placato i precoci entusiasmi, ricordando che c’è ancora un girone da giocare e che quel progetto chiamato “promozione in Serie A” è ancora da completare. Si volta pagina, dunque. Già sabato, contro la Ternana, i rossoblu saranno chiamati a riprendere quel filo interrotto sul più bello. Sperando che il Cagliari – per dirla con le parole di Rastelli – riprenda a girare a pieno ritmo.
Stefano Sulis