Dal Cagliari al (quasi) Grande Torino: 46 anni fa l’addio ad Andràs Kuttik
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Andràs Kuttik (al centro) ai tempi della militanza nel Cagliari
András Kuttik, o Kutik com’era meglio conosciuto da noi, nasce a Budapest nel 1896. Milita nel 33 F.C. Budapest, qui disputa tre campionati di I Divisione magiara (massima serie), prima che la sua squadra retroceda nel torneo 1920-21. Dopo due anni giocati in Seconda Divisione, Kuttik e la sua squadra risalgono in massima serie. Ma già in quel torneo 1923-24 la squadra retrocede di nuovo. Durante l’estate del 1924 mentre tutta l’attenzione viene catalizzata dalle olimpiadi di Parigi, la sua compagine disputa alcuni incontri in Italia. Qui viene notato dai dirigenti della Pro Patria, che decidono di ingaggiarlo. Nell’anno successivo, il 1924-25, Kuttik ricoprirà il doppio ruolo di allenatore-giocatore con la compagine dei tigrotti. Dopo aver ricoperto le stesse mansioni anche nel Legnano, all’età di 32 anni, decide di appendere le scarpette al chiodo e di intraprendere più seriamente la carriera di trainer. Questa è l’epoca d’oro del calcio magiaro, paragonabile solamente all’epoca di Puskas, Toth, Hidegkuti e Kocsis che giocarono il mondiale del 1954. Calciatori che ancora oggi farebbero impallidire numerosi difensori.
Nel 1929 Kuttik passa al Verona, che guiderà in alcuni tornei cadetti, sfiorando in più occasioni la promozione in Serie A. Nel campionato 1931-32 passa al Perugia che guida alla vittoria del suo girone, dove milita anche la Torres di Plemich. Il Perugia termina al secondo posto nel girone finale per la promozione alla Serie B. Fatale la sconfitta con la Sampierdarenese, proprio quest’ultima sale in B. Il Perugia ritenta l’exploit l’anno successivo, quando finalmente la squadra del “grifone” riesce nel suo intento e centra la promozione in Serie B. Ma contrariamente a quanto si legge da più parti, l’allenatore perugino nel 1932-33 non è Kuttik. L’allenatore magiaro infatti il 24 luglio 1932 ha trovato l’accordo con il Cagliari e giunge in quei giorni a prendere contatto con il club in sostituzione del grande connazionale Ernest Erbstein. I limiti della permanenza di Kuttik al Cagliari sembrano segnati dal destino: il 18 settembre 1932 il Cagliari gioca a Verona (ex squadra di Kuttik) la prima giornata del suo secondo torneo di B.
Verona: Olivieri, Goretta, Marini, Faggiotto, Bernardi, Panonzini, Tommasi, Artioli, Righetti, Andreolo, Biagini.
Cagliari: Rapetti, Lauro, Guerrini, Fradelloni II, Benti, Parodi, Fradelloni I, Francovig, Fornasari, Zambianchi, D’Alberto.
L’incontro termina sul 2 a 1 per il Verona. Il Cagliari in quell’incontro manovra molto bene ed il quintetto offensivo pare già in ottima condizione, ma il vero problema è la mediana, questa infatti non sorregge quasi per niente il gioco delle punte, evidentemente le nozioni di Kuttik dovevano ancora essere assorbite dai suoi uomini. Questa carenza insieme alla scarsa vena del portiere Rapetti nel primo tempo, fa sì che il Verona passi. Le reti vengono siglate entrambe da Andreoli, in seguito attaccante del grande Bologna e due volte scudettato con i petroniani. La prima al 24’ e la seconda al 31’ su cross di Biagini. Al 34’ dopo un’ulteriore azione sprecata dalla punta dell’Hellas, D’Alberto in contropiede fulmina Aldo Olivieri, futuro portiere della nazionale ai mondiali del 1938. Nel secondo tempo non accade più nulla e la prima giornata per il Cagliari si chiude con una sconfitta. Quell’anno la squadra si piazza al 14° posto e rimane in B.
La stagione 1933-34 vede la Federazione sdoppiare il torneo Cadetto, ora il campionato è formato da 2 gironi ed il Cagliari viene inserito nel raggruppamento A. La stagione non parte bene per la squadra di Kuttik, dopo la prima vittoria all’esordio in casa con il Viareggio, una serie di sconfitte si alternano a vittorie casalinghe. La situazione si fa critica alla settima giornata: il Cagliari giunge dal pareggio a reti inviolate in casa del Legnano (ex squadra di Kuttik) ed il 29 ottobre 1933 la squadra è ancora impegnata in trasferta, questa volta a Pavia, in casa della Pro Patria, (altra ex squadra di Kuttik). Quel giorno passerà alla storia per l’incontro che si gioca in Serie A, più precisamente Pro Vercelli-Fiorentina 7 a 2, con il giovane Silvio Piola che segna da solo 6 reti ai viola e centra un record, che eguagliato da Sivori, ma non battuto, resiste da oltre ottant’anni. Ma quello stesso giorno, in seguito alla sconfitta per 2 a 0, proprio la Pro Patria condanna Kuttik. Il presidente cagliaritano quella sera stessa comunica al tecnico magiaro lo scioglimento del legame e la squadra dal giorno seguente viene affidata al tecnico Scotti. L’avventura sarda di András Kuttik si chiude qui, ma la sua carriera prosegue. Passa alla Reggina e poi al Bari, guidato tempo prima da Erbstein.
Nel 1936-37 assume in corsa la guida tecnica de L’Aquila in circostanze piuttosto “tragiche”. Il 3 ottobre 1936, infatti, la squadra aquilana parte per la trasferta di Verona del giorno successivo. Il viaggio in treno prosegue tranquillo per le prime 3 ore, ma alle 10 del mattino all’altezza di Contignano, per un errore del capostazione di Terni, la Littorina si trova di fronte un convoglio postale. L’urto è terribile, l’allenatore della squadra, Attilio Buratti, muore, e quasi tutti gli elementi della squadra riportano gravi ferite, ma a parte lo sfortunato allenatore, nessun calciatore perisce. Nel disastro moriranno una quindicina di passeggeri. La Federazione offre a L’Aquila la permanenza d’ufficio in B, ma la squadra orgogliosamente rifiuta. Come tecnico viene assunto proprio Kuttik, varie squadre offrono calciatori gratuitamente per rimpolpare la rosa della sfortunata società. A fine campionato l’alto numero di partite troppo ravvicinate, parecchie furono infatti in un primo momento rinviate, non permise alla compagine rossoblù di riuscire nel suo intento e la squadra ritornò in Serie C.
Dopo questa parentesi dolorosa il tecnico magiaro guida Vicenza e ancora Bari. Giunge una prima volta a Torino nel 1940. Poi guida la Lucchese, che ormai si è spenta dopo la parentesi d’oro con Erbstein, ed il Bari. Nell’estate del 1942 giunge nuovamente al Torino. Ferruccio Novo sta costruendo pezzo dopo pezzo l’“Armata del Sogni”, quell’anno insieme al tecnico danubiano arrivano a Torino, sponda Venezia, Mazzola e Loik. Kuttik introduce nella squadra granata il modulo di gioco del “sistema”, in sostituzione del “metodo”, ancora in voga in Italia e nella Mitteleuropa. Il Torino in quella stagione dovrà vedersela con il Livorno di Renato Raccis. Tutto il girone d’andata viene dominato dagli amaranto della “saetta di Mandas”. Il Torino con una lotta serrata nel dicembre del 1942 riesce ad affiancarsi al Livorno, gli incontri, nonostante i bombardamenti alleati comincino a diventare sempre più numerosi, vedono un largo concorso di pubblico. Anche le trasferte diventano delle vere e proprie avventure, con soste continue e sfollamento dei vagoni per paura dei velivoli nemici.
Per Kuttik saranno fatali l’incontro di Bergamo del 20 dicembre, dove i neroazzurri si affermano per 1 a 0 e la gara casalinga del 27 dicembre 1942. Il Torino pareggia per 2 a 2 con la Lazio di Piola e Novo decide di chiamare al posto del magiaro l’ex calciatore granata Janni. La squadra subisce un vistoso cambiamento e dopo un torneo al cardiopalma, Valentino Mazzola il 25 aprile 1943, a 5’ dalla fine dell’ultima giornata, mette a segno la rete dell’1 a 0 a Bari, rete che significa scudetto. Proprio mentre Raccis a Livorno sgretola quella che in seguito sarebbe stata la sua squadra, il Milan. Kuttik continuò ad allenare fino al 1962, con delle puntate anche in Messico ed in Turchia. Morì ad Agno il 2 gennaio 1970, qualche mese prima che il suo Cagliari giungesse alla sua massima affermazione con lo storico scudetto.
Mario Fadda