… Marcello Mancosu: “Voglio crescere bene e con calma. Mi ispiro a chi ho in casa”
Terza avventura in Lega Pro, ancora in Lombardia dopo l’esordio a Pavia e il passaggio da Gubbio. Per Marcello Mancosu la crescita è netta, costante, verso traguardi che nessuno (lui in primis) vuole porsi e porgli, lasciando al più talentuoso della dinastia (parole dei fratelli Matteo e Marco) carta bianca nel mondo pallonaro. Adesso il suo si chiama Lumezzane, che lo accolto in estate vincendo concorrenza pesante, per farne un perno dello scacchiere rossoblù sia nella sfortunata gestione D’Astoli sia in quella appena cominciata (bene) del cavallo di ritorno Nicolato. Con il cagliaritano cresciuto a Selargius e passato per Trapani abbiamo parlato di ambizioni personali e di squadra, di modelli e momento post-infortunio, fino alle differenze tra il calcio del nord e quello meridionale.
Marcello, come procede la tua scalata nel calcio che conta?
Procede bene perché in tutte le squadre in cui sono stato ho sempre giocato con continuità, quindi penso che queste esperienze in Lega Pro siano più che positive. Certo, c’è da lavorare ancora tanto, ma ritengo che la continuità di impiego crei esperienza e permetta di fare prestazioni utili a maturare per davvero
Differenza tra i tre contesti? E tra il calcio “meridionale” (sardo e siciliano) e il “nord”?
Quello del nord è un girone più tosto e soprattutto più fisico rispetto a quello dello scorso anno. Squadre come Alessandria e Cittadella non ne ho visto nella passata stagione, perché il girone centrale è abbastanza equilibrato e forse un po’ meno tecnico. In quello del sud non ho mai giocato, ma penso sia quello che si avvicina di più ai palcoscenici di serie superiori e poi gli stadi sono sempre pieni.
Come giudichi la tua stagione finora?
Penso di essere partito bene e di aver fatto buone cose ad inizio anno, poi ho avuto un periodo di leggero calo fisico e il mio rendimento ne ha risentito, ma da un mese e mezzo a questa parte sono di nuovo al top e le prestazioni lo stanno confermando (ride, ndr), quindi sono più che soddisfatto e direi che tutto procede nel verso giusto.
Come stai dopo l’infortunio? Difficoltà incontrate?
Ho cercato di recuperare il più in fretta possibile per aiutare la squadra che era in un periodo complicato, quindi ogni tanto accuso un po’ di dolore, però ho imparato a conoscermi e gestirmi, e posso dire di stare bene.
Reazioni tue e del gruppo al cambio di allenatore? Cosa non ha funzionato con D’Astoli?
Penso che, come sempre succede, ci abbia dato la carica giusta per ripartire dopo un periodo più difficile. È inutile negarlo, è una situazione che dispiace ma era quello che serviva…”.
Ti stiamo conoscendo anche per la tua duttilità: qual è il ruolo ideale (e preferito) da Marcello Mancosu?
Il mio ruolo preferito è l’esterno di centrocampo nel 4-4-2, ma non mi dispiace affatto fare la mezzala (come sta capitando quest’anno ndr) o l’esterno alto nel 4-3-3, ruolo in cui posso giocare vicino alla porta, essere più lucido e fresco e quindi fare gol, come avvenuto a Gubbio.
Giocatore cui ti ispiri?
Sembra banale, lo so, ma guardo in casa e a quello che hanno fatto i miei fratelli. Due storie con inizi differenti ma i cui successi sono sotto gli occhi di tutti. Io sono più piccolo (8 anni meno di Matteo e 4 di Marco ndr), ma spero di poter arrivare ai loro traguardi. Mi andrebbe benissimo.
Ti senti pronto già per una Serie B o ancora il tuo livello giusto è la Lega Pro?
Penso che stare in Lega Pro mi serva per crescere ancora, perché salire troppo in fretta spesso provoca brusche cadute, ma non posso negare che se dovesse arrivare una chiamata dalla cadetteria sarei ben felice di valutarla. Non voglio essere retorico, quando mi arrivano manifestazioni di stima ed apprezzamento sono sempre felice e penso che l’ambizione sia il giusto motore per ogni professionista, la mia in primis.
Qual è la dimensione del Lumezzane: obiettivo?
Prima di tutto la salvezza, perché Lumezzane la merita senza ombra di dubbio, ma penso che con la squadra che abbiamo possiamo e dobbiamo toglierci anche qualche soddisfazione in più. La società è seria e non è facile trovarne in questo momento attraversato dal nostro calcio. Ci tengo in particolar modo a ringraziare il direttore Vincenzo Greco che ha sempre creduto in me e da quest’estate ha fatto di tutto per avermi in squadra.
Fabio Frongia