Cagliari – Addio a Carmine Longo, il ricordo di Lucio Cordeddu: “Se ne va un signore. E quella scommessa…”

Hanno lavorato fianco a fianco per anni, risultando tra i principali artefici della rinascita rossoblù sul finire degli anni ’80. Salernitano verace e dai modi schietti, Carmine Longo era uomo di campo, capace di riconoscere un calciatore vero con una sola fugace occhiata. Lucio Cordeddu, invece, non si occupava di tattiche o di giocatori, ma 

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Carmine Longo

Carmine Longo

Hanno lavorato fianco a fianco per anni, risultando tra i principali artefici della rinascita rossoblù sul finire degli anni ’80. Salernitano verace e dai modi schietti, Carmine Longo era uomo di campo, capace di riconoscere un calciatore vero con una sola fugace occhiata. Lucio Cordeddu, invece, non si occupava di tattiche o di giocatori, ma il Cagliari odierno gli deve comunque tanto. Perchè fu lui, assieme a una cordata di coraggiosi imprenditori locali, a riacciuffare per i capelli una società ridotta allo stremo da una serie di gestioni scellerate.

“Scompare un signore e una persona per bene”, dice, sinceramente addolorato, il professor Cordeddu, che apprende da noi la notizia della morte di Longo. “Avevamo un bel rapporto, per quanto fosse possibile tra persone dai caratteri forti e spigolosi”. E la mente non può che correre a quegli anni avventurosi: “Carmine aveva una conoscenza dell’ambiente fuori dal comune”, spiega Cordeddu, oggi lucidissimo 82enne. Del resto, un pezzo alla volta, l’abile diesse riuscì a costruire l’ossatura della squadra che, nel giro di pochi anni, sarebbe stata protagonista di una prodigiosa scalata dalla C1 fino all’Europa. Tassello imprescindibile fu, neanche a dirlo, il nocchiere della doppia promozione: Claudio Ranieri. “Chiudemmo la trattativa in piena notte – ricorda ancora l’ex amministratore del Cagliari – lo stipendio pattuito era di 80 milioni di lire per l’intera stagione. Riaccompagnai Ranieri al Setar Hotel, dove alloggiava, che erano le 4 del mattino.” Il club, intanto, si stava faticosamente rialzando dopo il terremoto economico: “Nel 1987 il Cagliari era destinato al fallimento. Nessuno era più disposto a mettere dei soldi nella società, che nel frattempo era stata messa in mora. Miracolosamente, però, riuscimmo a fare strada in Coppa Italia, arrivando fino alla semifinale. Grazie agli incassi delle gare contro Juventus e Napoli riuscimmo a ottenere quasi 2 miliardi e mezzo, che servirono per risanare le nostre finanze”. Nonostante tutto, anche negli anni a seguire, Longo rimase scettico sulle possibilità di rilancio del club: “Non era pienamente convinto che saremmo riusciti a rimettere in sesto economicamente il Cagliari. Facemmo una scommessa, che vinsi. Ma Carmine fu ben felice di ricredersi”.

Il colpo di mercato più importante targato Carmine Longo? “Probabilmente fu Oliveira, anche se arrivò quando io non facevo più parte della società. Ma, almeno sullo stesso piano, va messo il trio di uruguaiani composto da Herrera, Francescoli e Fonseca”. E, a questo proposito, Cordeddu ha un aneddoto: “La squadra era in ritiro a Roccaporena. Ricordo che Longo, assieme ad altri dirigenti, andò a discutere l’ingaggio dei tre uruguaiani con il loro procuratore Paco Casal. Dopo l’incontro, Carmine e gli altri tornarono in albergo raggianti per la chiusura positiva dell’affare. Del resto, portare a Cagliari un fuoriclasse come Francescoli non era cosa di poco conto. L’unico a non essere felice, incredibilmente, fu Ranieri. Il motivo? Era preoccupato dal fatto di dover trovare una nuova collocazione a Lucio Bernardini”. Istantanee da un album di ricordi sempre affascinante.

Roberto Rubiu

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