Il Cagliari si scopre grande con i “piccoli”. A Reggio Emilia notte da sogno
La nebbia, il primo assaggio di Serie A della stagione, la rivincita personale di un portiere che lo scorso anno aveva sofferto tanto e l’esordio dirompente di un ragazzo del ‘97: questa è stata Sassuolo-Cagliari. Gara valevole per l’accesso agli ottavi di finale di Coppa Italia, che i rossoblù hanno vinto convincendo e dominando la sesta forza del campionato di Serie A, cancellando definitivamente la brutta prestazione di Brescia, in cui la mancata reazione all’infortunio di Dessena fu letale. Scoprendosi grande squadra, anche quando il più adulto del centrocampo ha appena vent’anni e dall’altra parte gioca l’esperto Biondini, che della partita ci ha capito poco. Il tutto contornato da una cornice di pubblico eroica, infreddolita dalle temperature rigide dell’Emilia ma mai doma e silente. Il vero dodicesimo uomo in campo, che ha dato la carica ai giocatori per resistere all’assedio finale di Berdardi e compagni.
“Non siamo la Juve della Serie B“, ha dichiarato un giustamente scocciato Rastelli ai microfoni di Rai Sport nel post-partita, dopo l’ennesimo paragone con i bianconeri proposto da giornalisti poco originali. “Siamo il Cagliari – ha continuato – e ci sentiamo una squadra di Serie B che fa il suo campionato.” Riportando da buon marinaio navigato tutti sulla terra, dopo novanta minuti di ballo tra le stelle.
I riflettori iniziali erano puntati sul confronto tra i due attacchi: da una parte Berardi-Falcinelli-Floro Flores, dall’altra Sau e Cerri, con Farias, almeno inizialmente, ad agire tra le linee. Ed è proprio dal reparto offensivo che si è avuta la prima novità, perché Farias ha avanzato la sua posizione scambiandosi continuamente di posto con Sau, creando un tridente mobile con il compito di disorientare i difensori. Un’altra variante offensiva proposta dall’allenatore campano, che potrebbe tornare utile per bucare difese solide ma lente come quella composta da Ariaudo e Acerbi. Per capire l’importanza del ritorno dell’attaccante tonarese sono bastati cinque minuti, in cui la sua velocità ha creato scompiglio nella retroguardia neroverde. Dribbling, senso della posizione, anticipi e predisposizione a cercare la porta non hanno lasciato dubbi sulla voglia del numero 25 di tornare sul manto verde. E’ un giocatore di categoria superiore, in grado di far ammattire anche i migliori difensori di squadre blasonate. Il suo gol è stata la ciliegina sulla torta del più bel rientro di giornata, il prossimo passo è la ricerca di condizione ottimale e continuità.
E’ stato sgusciante anche Farias, colpevole però di aver sciupato un’occasione a metà primo tempo, quando aveva prodotto una gran giocata per liberare il tiro a botta sicura, calciando però con il corpo all’indietro. Solita prestazione da croce e delizia per il brasiliano, che incanta gli occhi con giocate difficili, poi spesso vanificate dalla sua attitudine a sbagliare gol semplici. Cerri ci ha messo sacrificio, tanti errori (due “tiracci”) ed un assist, Giannetti da subentrato ha svolto il suo compito di ripiegamento con tanta arguzia. Andando a completare l’ottima prova del tridente rossoblù, da contrapporre all’evanescente trio di casa, praticamente mai pericoloso se non con solitarie iniziative di Berardi.
Alzi la mano chi non ha storto il naso alla notizia di Cragno titolare, la tenga ancora alzata chi a fine partita non si è sentito un po’ in colpa dopo l’ottima prova del ventunenne fiorentino. Maestri di giornalismo vari sosterranno che è una pratica sbagliata quella di cadere in sentimentalismi ed urlare alla rinascita di un ragazzo che effettivamente lo scorso anno deluse le aspettative, ma è altrettanto ingiusto non provare gioia per chi si è preso una rivincita personale verso stampa e tifosi. La voce balbuziente del portiere titolare dell’under 21 nelle interviste post gara ha posto il sigillo su una vittoria commovente e guidata in primis dalla sicurezza del numero 1 rossoblù, il quale al fianco di Storari e grazie alla caparbietà di una società che nonostante tutto continua a credere in lui può crescere in tranquillità. Come lo possono fare Deiola, bentornato tra i titolari, e Tello, sostituto del capitano infortunato in attesa del calciomercato.
Il figlio della città che diede i natali a René Higuita e Ivan Ramiro Cordoba ha messo in mostra la “garra” che il suo allenatore gli chiede di usare ed ha sfoggiato un primo tempo “alla Dessena”, non mollando un centimetro sugli avversari. E’ calato alla distanza, ma la sua candidatura per quel ruolo resta la più valida. Tra i rientri c’è anche quello di Balzano, perfetto in qualunque chiusura e di Salamon, difensore dai piedi raffinati. Il reparto difensivo, al netto di un Benedetti probabile partente, torna ad essere affollato: a Rastelli l’arduo compito della scelta.
La nota più lieta di giornata è però la meravigliosa prestazione di Santiago Colombatto, argentino classe ’97, canterano del Racing Avellaneda, passato al club più titolato della sua nazione, il River Plate, sbarcato nella Primavera del Cagliari e da ieri nuovo giocatore rossoblù a tutti gli effetti. E’ arrivata infatti a tarda sera l’ufficializzazione del contratto da professionista (scadenza 2018) firmato già mercoledì, partorito in queste settimane tra grandi prestazioni e viaggi sudamericani del diesse delle giovanili. A Reggio Emilia Colombatto ha dato sfoggio di una classe sopraffina: tanti palloni smistati, schermo davanti alla difesa e carisma da giocatore già affermato. Nessuno ha potuto sospettare si trattasse di un ragazzo diciottenne al suo esordio in prima squadra.
“Ringrazio la società per la fiducia” sono state le sue dichiarazioni negli spogliatoi, mentre Rastelli ha voluto tenere un profilo basso: “E’ interessante, ma non carichiamolo troppo.” Lo sa bene, d’altronde, l’ex Avellino come funziona questo mondo, emozionale e poco razionale, per un ragazzo sudamericano catapultato nell’Europa che ha sempre sognato. “Mio nonno mi avrebbe voluto vedere ad alto livello“, ha continuato, lasciandosi andare ad un momento di tenerezza prima di dirci, con lo sguardo di chi sa di saperci fare, il nome dei suoi modelli: “Xavi, Redondo e Iniesta“. Mica male.
Chi ci legge ogni giorno sa che le critiche non sono mai state risparmiate, e siamo consapevoli che questa vittoria non rappresenti la svolta di una stagione ancora lunga. Complici anche condizioni climatiche avverse ed un Sassuolo sottotono, le differenze tecniche sono state appiattite, ma la Serie B resta ricca di insidie come visto a Brescia. Venerdì ripresa degli allenamenti ad Asseminello in vista del Como e sarà giusto analizzare gli errori del “Rigamonti“, per non ripeterli. E’ però doveroso elogiare la prova di undici ragazzi, tra cui tanti giovani e seconde linee, che hanno messo in ginocchio una delle grandi del nostro massimo campionato e si sono regalati un ottavo di finale contro l’Inter (oggi) capolista. Piedi per terra e nessuna illusione, ma per una notte i tifosi, magari quelli di ritorno dal freddo e dalla nebbia emiliana, possono concedersi di sognare un po’.
Oliviero Addis