Frione e Fantoni, il dramma di due campioni
Nel passato turno di campionato l’Inter ha rimediato una sconfitta al “San Paolo” di Napoli. Ora le due squadre si sono scambiate le posizioni in classifica ed i partenopei sopravanzano i meneghini di appena un punto. Un altro Napoli-Inter ritorna alla memoria, un incontro vinto dai neroazzurri per 1 a 0, la rete decisiva viene messa a segno da Giuseppe Meazza. Si tratta del torneo 1934-35, la gara si gioca il 13 gennaio 1935 allo stadio “Partenopeo”, ex stadio “Ascarelli”, di Napoli. L’Ambrosiana-Inter si trova in piena corsa per la testa del torneo, si disputa la dodicesima giornata e la classifica vede primeggiare a sorpresa la Fiorentina, incalzata da Juventus, Ambrosiana-Inter e Roma.
L’Ambrosiana-Inter messa su dal Cavalier Pozzani in quegli anni è molto competitiva e la squadra veniva da due sfortunati secondi posti consecutivi alle spalle della Juventus. La squadra costruita sapientemente e con pazienza dal grande allenatore Arpad Weisz è da poco passata nelle mani del connazionale magiaro Feldmann. La rosa è colma di gemme, tra i tanti figurano il portiere della nazionale Ceresoli, Luigi Allemandi fresco Campione del Mondo, gli uruguagi Mascheroni, Faccio e Porta, gli argentini De Maria e De Vincenzi, Castellazzi, il famosissimo Alfredo Pitto, naturalmente il “pepin” Meazza, e poi un giovanissimo talento, anch’egli uruguagio: Francesco Frione II, giunto due anni prima con il fratello maggiore Riccardo all’Ambrosiana e rimasto solo dopo la cessione del maggiore.
Naturalizzato italiano, aveva avuto modo di esordire nella Nazionale B dove aveva disputato 4 incontri. Pareva essere ormai in procinto d’essere chiamato da Pozzo nella nazionale maggiore, ma la sua salute iniziò ad essere malferma e questo costrinse la velocissima ala destra a rallentare il ritmo per riprendersi. Una volta ristabilito, ritorna in campo ed anche la squadra trae beneficio dalle sue rapide puntate sulla fascia. Quel 13 gennaio un freddo polare stringeva in una gelida morsa l’Italia ed anche la solare Napoli non venne risparmiata. Le due squadre scendono in campo che è ridotto ad acquitrino verdeggiante. La pioggia gelida mista a nevischio non smette di martellare il campo per tutta la durata dell’incontro. L’Ambrosiana-Inter, come detto, la spunta grazie alla solita rete di Meazza, che al 13’ della ripresa fulmina su punizione il portiere Arnaldo Sentimenti II, con la palla che a causa delle pozzanghere assume una strana traiettoria che inganna l’estremo difensore partenopeo.
A fine incontro l’insoddisfatto pubblico contesta a lungo l’esito dell’incontro senza che la situazione sfoci in scontri di nessun genere, ma ai giocatori venne impedito di rientrare celermente negli spogliatoi, questo risulterà in seguito fatale. La squadra rientra il giorno dopo a Milano e Francesco Frione viene colpito da una violenta febbre, questa non accenna a diminuire durante la settimana e quindi non può essere schierato la domenica successiva nell’incontro giocato all’”Arena” contro la Sampierdarenese e stravinto con il punteggio tennistico di 6 a 1. Quella stessa domenica a Roma si gioca l’incontro Lazio-Torino, terminato col punteggio di 1 a 1, anche qui un fatto quasi banale, ma che poi risulterà decisivo. In un fortuito scontro di gioco con Allasio (futuro allenatore del Cagliari degli anni ’50), l’italo-brasiliano Ottavio Fantoni II della Lazio, si ferisce al naso e stordito per la botta ricevuta è costretto ad abbandonare il campo. Dopo poco tempo Fantoni viene ricoverato in preda a forti attacchi febbrili, nessuno ancora può sospettare che questi due giovani campioni sudamericani stanno rischiando la vita.
Pochi giorni dopo la diagnosi dei medici è impietosa, trattasi di setticemia, mortale a quei tempi, i medici si prodigano in tutti i modi per salvare la vita di Fantoni e lo operano una prima volta. Intanto anche a Milano le condizioni di Frione cominciano a destare preoccupazione nei medici, la polmonite si è aggravata ed anche lui viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. La preoccupazione per i due giovani sportivi comincia a catalizzare l’attenzione degli sportivi. Le condizioni di Fantoni tra fasi di lucidità e crisi cominciano a divenire drammatiche nei primi giorni di febbraio, finché la notte del 7 febbraio non divengono disperate, riducendolo in stato comatoso. Il giovane centrocampista spira alle 19.30 dell’8 febbraio.
Imponenti i funerali tenutisi nella Capitale vedono una grande partecipazione di sportivi tra la viva commozione di tutti. Intanto anche il ventiduenne Frione rischia seriamente la vita, alla clinica San Giuseppe di Milano è un continuo via vai di sportivi e compagni di squadra. Il Fratello Riccardo non lo lascia mai. Alcuni compagni di squadra partono quella settimana per il ritiro della Nazionale, la domenica successiva è in programma a Roma l’amichevole tra Italia e Francia, ma al povero Francesco Frione non arriverà mai la notizia della vittoria azzurra e della splendida doppietta del suo capitano Meazza. Egli spira alle 4 del mattino di quella domenica 17 febbraio 1935, i suoi compagni di squadra scendono in campo con la morte nel cuore e certamente il “pepin” avrà pensato a lui mentre segnava due reti al portiere transalpino Llense.
Quel giorno, quasi un presagio, per volere di Benito Mussolini, l’Italia per la prima volta nella sua storia, indossa la maglia nera. Dopo la guerra un altro grande campione rischierà la morte sul campo e la scamperà solo per l’abbandono definitivo della carriera. Nel 1948 infatti, la mezzala Renato Raccis, che con il Milan sta contendendo lo scudetto al Torino, è costretto a ritirarsi a soli 26 anni, dopo che nel mese di marzo le sue condizioni fisiche si sono talmente aggravate da dover essere ricoverato in sanatorio. Avrà salva la vita, ma il calcio italiano rimpiange, a detta di Vittorio Pozzo, “la futura mezzala della Nazionale dopo Valentino Mazzola”. Il Milan dopo il suo ritiro perde i 4 punti di vantaggio che aveva accumulato sul Torino e perde il titolo che pareva quasi tra le sue mani.
A cura di Mario Fadda