La rivincita di Erittu: “Tuiach mi ha impreziosito, Lovaglio una macchia da lavare. L’Europa? Un sogno”
13 Giugno 2015. A Brescia si scrive la storia della boxe: Salvatore, per tutti Tore, Erittu diventa campione italiano dei pesi massimi sconfiggendo Fabio Tuiach. Dopo la sconfitta con Maurizio Lovaglio, un’autentica rinascita per il pugile di Porto Torres. A quasi due settimane dal trionfo in terra lombarda, abbiamo colto l’occasione di fare una piacevole chiacchierata con lui.
Primo sardo a diventare campione italiano in due categorie differenti, massimi leggeri e massimi. Quanto sacrificio c’è dietro? Tanto lavoro svolto in poco tempo. Abbiamo fatto tutto in tre mesi e mezzo raggiungendo una buona condizione, non ottima. Si può fare molto di più. Il cambio di categoria ha avuto pro e contro: il rischio era rappresentato dalla non abitudine ad affrontare avversari di quella stazza, d’altro canto ho potuto lavorare con benzina in corpo dato che il mio peso forma è 97 kg; per raggiungere i 90,7, e rientrare nei massimi leggeri, ero costretto a diete estenuanti.
Sei nella storia? Si, spero con tutto il cuore di non essere l’unico a riuscire in questa impresa.
Hai affrontato, nel match che ti ha portato al titolo italiano dei pesi massimi, Fabio Tuiach. Il tuo avversario ti ha provocato, via social network, ben prima di salire sul ring affibbiandoti un soprannome. Ne hai uno per lui? Mi ha chiamato “Swarovski” e facendolo mi ha impreziosito. Non ho un nomignolo per lui e non mi va di cercarne. E’ stato molto bravo prima del match, non si è comportato altrettanto bene sul ring: le parole van via col vento. E’ andato a scuola da Tore Erittu per tutti i dieci round, prendendo una lezione di vita e di boxe.
E’ possibile che il suo atteggiamento provocatorio fosse legato alla tua fulminea sconfitta con Lovaglio, incontro nel quale fu proprio l’eccessiva voglia di vincere e dimostrare il tuo valore a tradirti? Lui è fatto così, è molto spavaldo. Ha provato a infastidirmi sapendo che sono andato “col culo per terra” in due momenti particolari della mia vita: con Lovaglio ho pagato un eccesso di sicurezza, contro Ilie sono salito sul ring completamente scarico mentalmente. Probabilmente Tuiach voleva fare leva su questo. Adesso è iniziato un nuovo percorso, non avevo un team alle mie spalle dai tempi di Alberto Mura (suo maestro scomparso, ndr).
Hai nominato una persona per te importantissima. Quanto Alberto Mura c’è nel Tore Erittu di oggi? Tantissimo, lui mi ha lanciato e ha creduto in me formandomi come uomo. Gli devo molto: mi ha trasmesso valori fondamentali. Lui non c’è più, ma vive nel mio progetto come la persona che gli ha dato la luce.
Ci racconti qualche aneddoto dei tuoi ultimi due match? Non ho un episodio particolare riguardo all’incontro con Lovaglio, quella è stata una macchia che mi piacerebbe lavare incrociando di nuovo i guantoni con lui. Ricordo invece che, 24 ore prima dell’incontro con Tuiach, ho avuto la fortuna di fare una chiacchierata con una persona molto vicina a me. Le sue parole mi hanno aiutato a far sparire l’ansia e il panico, sensazioni pericolose prima di un incontro così importante
Facciamo un salto indietro: vieni dalla kick boxing. Cosa ti ha convinto a passare alla boxe a 25 anni? Lavoravo come buttafuori in un locale, un amico del Boxing Club Sassari, Giuseppe Schibecci, mi convinse ad andare nella sua palestra per perdere un po’ di peso e praticare la nobile arte. Da lì in poi, ho sentito la necessità, dopo averne tanto sentito parlare, di avvicinarmi al Boxing Club di Mario Solinas, nella palestra di Alberto Mura. Ricordo ancora le sue parole: “Se vuoi entrare qui devi completamente cambiare registro: non ho bisogno di uno forte che non sa essere uomo”
Quattro mori sulle spalle e nei pantaloncini, grande attaccamento alla tua terra. So di essere italiano, ma io mi sento sardo. Il mio sogno è vedere la Sardegna indipendente dal resto del Bel Paese.
Hai anche una palestra tutta tua, nella quale cerchi di svelare i trucchi del mestiere ai tuoi allievi. E’ un progetto che va oltre la boxe. Avvalendoci della preziosa collaborazione di Ilaria Hervatin, Claudio Ianarelli e Gavino Mura, lavoriamo con la casa famiglia “Il Sogno”, gestita da un amico, Andrea Cabizzosu, appassionato di pugilato. Con lui abbiamo deciso di provare a formare atleti, ma ancor prima uomini, specialmente in un contesto difficile nel quale i giovani hanno pochi stimoli e poca voglia di sacrificarsi.
E’ più difficile imparare o insegnare? Io faccio entrambe le cose, ti dico per certo che saper trasmettere è cosa per pochi.
Chi ti conosce, ti racconta come una persona molto attenta ai rapporti umani. Quanto sono importanti determinate persone in certi momenti della vita e della carriera? Sono fondamentali, fanno parte della mia corazza. Si fanno sentire soprattutto nei momenti di difficoltà e sofferenza, per questo le seleziono accuratamente evitando, come nel mio sport, di circondarmi di “maschere”.
Sei anche un poker player. Giochi ancora? Negli anni scorsi ne avevo fatto un lavoro, ultimamente ho diminuito il mio volume di gioco dando più spazio alla boxe. In un futuro prossimo ci potrebbe essere un ritorno di fiamma.
Quali sono i punti di contatto tra le due discipline da te praticate? Disciplina, studio, dedizione e sacrificio.
Progetti per il futuro? Al momento lavoro, con l’ausilio del preparatore Marco Runchina e del tecnico Claudio Iannarelli, per tenere un livello di forma medio-alto, senza mai abbassare la guardia. C’è la possibilità di lottare per la cintura europea mentre, a luglio, verrà fuori il mio sfidante per la difesa del titolo italiano appena conquistato. L’Italia è una priorità, l’Europa un sogno. Se avessi perso con Tuiach avrei appeso i guantoni al chiodo, fortunatamente non è andata così e questa vittoria è solo un punto di partenza.
Prima dei saluti, riusciamo a rubare qualche impressione a Marco Runchina, preparatore di Erittu: “Abbiamo fatto un gran lavoro di squadra, portando Tore a una condizione ottimale nell’arco di tre mesi e mezzo: una follia. Siamo felicissimi di avere ottenuto questo risultato, certo che da fuori si soffre tantissimo.” Un pregio e un difetto del neo campione italiano dei massimi? “Sicuramente ha una grande umiltà e tanta voglia di mettersi in gioco. D’altro canto abbiamo dovuto lavorare tanto sull’aspetto motivazionale: rischia di scoraggiarsi e demoralizzarsi, questo può essere una sua pecca”
Mauro Garau