Stadio – Torres, guarda la Giana: Capitani imiterà Bamonte?
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Lo spettacolo del “Comunale” di Gorgonzola prima del fischio d’inizio di Giana Erminio-Venezia – Foto A.S. Giana Erminio
Un punto di ritardo sulla zona salvezza ma una piccola bolgia in più a spingere la squadra. La Giana Erminio si appresta ad affrontare le ultime fatiche stagionali tenendo nel mirino Cremonese, Monza e Torres sapendo di poter contare per il rush finale su quattro partite casalinghe che preannunciano un “Comunale” a dir poco infuocato. Già, perché la piccola società di Gorgonzola, balzata agli onori delle cronache per l’incredibile ascesa che l’ha vista scalare categorie dalla Promozione alla LegaPro a suon di campionati vinti, da domenica scorsa può fregiarsi di uno stadio nuovo fiammante. Un vero orgoglio cittadino, “un atto d’amore del patron Oreste Bamonte verso la città“, spiega il direttore generale Colombo. Il presidente ha mantenuto la promessa di regalare una casa stabile e duratura alla società che presiede da trent’anni esatti. E poco importa se al battesimo contro il Venezia, davanti a circa 2500 persone, gli uomini di Albè non siano riusciti ad andare oltre lo 0-0. Tifosi e società ci credono con convinzione: la Giana centrerà la salvezza.
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Il presidente della Giana Oreste Bamonte tra Mario Macalli (presidente LegaPro) e Giuseppe Baretti (presidente CRL LND) – Foto A.S. Giana Erminio
BAMONTE, FILANTROPO DI GORGONZOLA. L’esilio al Brianteo di Monza è durato dunque quasi 8 mesi, anche se le manovre per rendere il “Città di Gorgonzola” agibile per la Serie C erano iniziate all’indomani dello storico approdo al professionismo. Sin dallo scorso giugno, infatti, cominciarono i fitti dialoghi tra Bamonte e amministrazione, la quale da subito aveva messo in chiaro le cose: nelle casse comunali non ci sono le risorse per adeguare lo stadio agli standard richiesti dalla Lega. Una doccia gelata per i supporters della Giana, ma il numero uno della società si è rimboccato le maniche e ha dato inizio al suo piccolo grande capolavoro. Dapprima, ha ottenuto che la convenzione per l’affitto dell’impianto (che prevedeva utenze e manutenzione del manto erboso a carico della Giana) si tramutasse in concessione (sino al 2026), e successivamente, dal 7 luglio, ha fatto partire i lavori per omologare lo stadio cittadino ai criteri richiesti. Con tutte le spese sostenute esclusivamente da Bamonte, che originario di Salerno raggiunse la cittadina lombarda all’età di 13 anni facendo crescere negli anni il suo “Caseificio Salernitano”, tra i primi distributori della zona di formaggi freschi.
L’OPERA NEL DETTAGLIO. Il 78enne presidente della Giana, quasi un filantropo per la sua comunità che lo ama e ne apprezza da sempre la regolarità nei pagamenti nel calcio come nel suo business, ha dunque consegnato alla città e ai suoi giocatori uno stadio nuovo di zecca. Al termine dell’articolato iter burocratico delle autorizzazioni, dall’originaria capienza di 1000 spettatori distribuita sulla tribuna centrale costruita nel 1993 si è passati all’attuale di circa 3700 posti a sedere, tutti numerati e dotati di seggiolino. I lavori hanno comportato l’innalzamento ex novo di una tribuna coperta sul lato sud che può contenere circa 2000 spettatori e di un settore riservato agli ospiti che può accogliere sino alle 800 unità. Contestualmente all’edificazione dei nuovi spalti, la demolizione delle strutture adiacenti (una vecchia piscina e campi da tennis caduti in disuso) che ha permesso la costruzione di un grande parcheggio per il pubblico. Impossibile, tuttavia, scucire anche solo la più larga delle stime sui costi dei lavori: la società procrastina la risposta al mese di giugno, quando verrà presentato il bilancio stagionale dettagliato delle spese straordinarie. E’ possibile però abbozzarne un’idea parziale: per l’impianto di illuminazione e di videosorveglianza, il piano di evacuazione, l’allestimento della sala stampa e della sala G.O.S. le spese non sono state certamente inferiori ai 300 mila euro. Immaginarsi il resto.
CAPITANI FARA’ LO STESSO? Un passo più lungo della gamba? Solo a maggio si potrà dare una risposta a questa domanda. Eppure la sensazione è che una società di questo tipo, solida e cristallina come poche, nel
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Domenico Capitani, presidente della Torres (foto: Sardegna Sport)
professionismo è destinata a metterci le radici. E potrebbe anzi fungere da modello ed esempio anche per la Torres, alle prese con atavici e apparentemente insormontabili ostacoli che si frappongono tra la messa a noma del “Vanni Sanna” e un futuro sereno per la società. Domenico Capitani batte continuamente i pugni lamentando le condizioni dell’impianto sentendosi quasi abusivo in quella che è da sempre la casa rossoblù. Da mesi, periodicamente, rilancia la volontà di prendere in gestione lo stadio chiedendo la concessione dal Comune, ma sinora le buone intenzioni sono rimaste tali e passi concreti non ce ne sono stati. Inevitabile che l’intesa con il sindaco (che sin dal suo insediamento si è dimostrato estremamente disponibile nei confronti del patron, come ha dimostrato nell’estate del ripescaggio) si areni quando si deve affrontare il discorso relativo ai lavori richiesti dalla Commissione per rendere definitivamente agibile l’impianto. Con costi che non possono gravare sulle già languide casse cittadine e che, come a Gorgonzola, dovranno dunque arrivare per lo più dal privato. Avrà voglia Capitani, in cambio della concessione, di imitare il suo collega “milanese” e confezionare un regalo del genere alla città di Sassari? I dubbi, stante l’attuale situazione, permangono, ma l’uomo resta un insondabile enigma.
Matteo Sechi