ESCLUSIVA – Verso Dinamo-Orlandina, Soragna: “Banco da finale, che forza Sanders e Logan. Gli italiani? Ha regione Messina”
Questa sera, al PalaSerradimigni, non sarà della partita. La lesione subita al polpaccio destro lo costringerà a stare fuori ancora per un po’, ma Matteo Soragna sta lavorando duro per il tornare in vista del gran finale di campionato, tant’è che risponde al telefono subito dopo una lunga seduta di fisioterapia in piscina. La sconfitta contro la Consultinvest ha portato con sè un vespaio di polemiche, che il capitano dell’Orlandina dribbla però con grande eleganza. La sua grande esperienza, con dieci anni di Nazionale nobilitati da un argento olimpico e un bronzo europeo, gli suggeriscono che la strada da battere per mettere in cassaforte la salvezza è senza dubbio quella della serenità.
Partiamo da voi: qual è lo stato di salute dopo la sconfitta con polemiche contro Pesaro?
“Non è cambiato nulla per noi. C’è ovviamente il rammarico per aver perso una partita che si poteva vincere, ma nulla più. Quando ricomincia la settimana si guarda avanti, è inutile stare troppo a recriminare sul passato.”
Da capitano, quali corde hai toccato nello spogliatoio per cercare di rivitalizzare la truppa?
“Nessuna in particolare, a dire il vero. Eravamo tutti molto arrabbiati dopo la sconfitta, ma è normale. Sarebbe stato un problema, semmai, il contrario. Ora dobbiamo rialzarci e riprendere il nostro cammino verso la salvezza.”
Hanno fatto discutere anche le due giornate di squalifica inflitte al vostro campo di gioco. Vuoi esprimerti in merito?
“Non ho i mezzi per poter giudicare una sanzione di questo tipo. C’è un regolamento che va rispettato, per cui non c’è alcuna polemica. Evidentemente ci sono state delle infrazioni che chi di dovere ha ritenuto opportuno punire. Poi è chiaro, a nessuno di noi fa piacere dover giocare due gare in campo neutro.”
Veniamo alla Dinamo: a Sassari è opinione comune che le ultime due partite contro Pesaro e Avellino, in un altro momento della stagione, sarebbero state molto difficili da vincere. Lo stesso Sacchetti in conferenza stampa ha fatto il paragone tra la gara contro la Consultinvest e quella giocata contro di voi all’andata.
“E’ evidente che dopo l’uscita dall’Eurocup la Dinamo è riuscita a trovare più continuità, ma penso sia una cosa normalissima. Quando ci sono diversi giocatori che non sono abituati al doppio impegno penso sia normale subire un contraccolpo.”
C’è un singolo del Banco di Sardegna che ti ha impressionato maggiormente?
“Fisicamente Sanders è una “bestia”, e lo sta dimostrando in tutte le partite. Quello che sicuramente sta facendo bene, ma era preventivabile, è Logan, un giocatore di esperienza che ne ha viste tante in giro per l’Europa. Lui incarna al meglio il modo di giocare della Dinamo: difesa forte e velocità in attacco. E infatti questo è stato anche il segreto della vittoria dei biancoblù in Coppa Italia.”
Come ti poni rispetto al run&gun sacchettiano? Ti affascina?
“Non sono mai stato allenato da Meo, ma credo che la sua concezione, dall’esterno, sia più o meno questa: voi difendete, poi in attacco potete fare ciò che volete. Questo responsabilizza molto i giocatori. Poi ci sono squadre che hanno bisogno di un coach più severo, altre invece che danno il meglio se lasciate anche libere. La Dinamo vince da due anni la Coppa Italia difendendo forte e non snaturandosi mai in attacco.”
Non possiamo che farti una domanda già fatta a Basile prima della gara d’andata: dopo aver vestito tante maglie importanti, come ti trovi a Capo d’Orlando?
“Sto benissimo qui. Sono sceso in A2 lo scorso anno con l’obiettivo di tornare subito in Serie A e siamo arrivati secondi. Poi le vicende legate ai fallimenti ci hanno permesso di trovare la promozione. Quest’anno abbiamo avuto un girone d’andata che ci ha resi felici, poi c’è stato un periodo buio. Con l’arrivo di giocatori nuovi abbiamo dovuto anche cambiare un po’ la nostra pallacanestro e ora speriamo di fare gli ultimi punti che ci servono per guadagnare la salvezza. Qui si vive bene, il paese ha una grande passione, ci si conosce tutti e lo stile di vita è lo stesso anche all’interno della squadra”.
Ettore Messina si è detto contrario al “protezionismo” verso i giocatori italiani. Cosa ne pensi?
“Innanzitutto quando parla lui bisogna ascoltare, perchè sa di cosa parla. Io, personalmente, sono d’accordo, perchè non è proteggendo una specie che la si rende più forte. Anzi, la si indebolisce. La strada semmai è quella di ripartire dai settori giovanili per produrre quanti più giocatori possibili che siano in grado di giocare in Serie A. Inoltre non bisogna dimenticare che la presenza di tanti elementi di alto livello permette anche agli italiani di crescere. Quando sento parlare di regole sugli Under 23 e cose del genere rimango spiazzato, perchè si tratta di cose che secondo me non porterebbero da nessuna parte. Insomma, migliori solo se giochi contro quelli più forti, e giochi solo se te lo meriti, non perchè lo ha imposto qualcuno”.
Da osservatore, ma anche da amico, come giudichi i recenti exploit di Gigi Datome coi Boston Celtics?
“Ci sentiamo spesso. Sono contento che ora stia avendo minuti veri a disposizione per dimostrare ciò di cui è capace. Se riuscisse a costruirsi una credibilità dall’altra parte dell’oceano sarebbe un bene sia per lui che per il movimento. Lui ha sempre dato il suo contributo alla squadra. E’ un bravo ragazzo che ha tanta passione, che si allena seriamente e che ha la testa giusta, contrariamente ad altri giocatori. Poi c’è una cosa che apprezzo particolarmente da parte sua.”
Vale a dire?
“Il fatto che ogni estate non veda l’ora di tornare in Nazionale. Questo fa capire con quale spirito affronti la pallacanestro”.
Ecco, parliamo proprio di Nazionale: l’Italia potrebbe presentarsi agli Europei con i quattro NBA in forma smagliante. Le prospettive sembrano essere buone.
“Con Belinelli, Bargnani, Datome e Gallinari, credo sarebbe una delle nazionali con più talento della storia, forse. Bisognerebbe che ognuno di loro si mettesse a disposizione dell’altro, difendendo forte e passandosi la palla in attacco. Credo che in questo modo si potrebbe fare molto bene. Viceversa, qualora ognuno lasciasse spazio al proprio ego, la figura barbina sarebbe dietro l’angolo.”
Servirà lo stesso spirito di Stoccolma 2003?
“Quella era una squadra molto diversa. Lì sapevamo di essere una squadra senza particolare talento, che doveva colmare in altri modi il gap con gli altri. Questa Italia, invece, ha talento e fisicità, e se ogni singolo si convincerà che la cosa più giusta da fare è sporcarsi le mani per il bene della squadra, arriveranno delle soddisfazioni.”
Proiettiamoci verso l’ultima parte di stagione. Come vedi Orlandina e Dinamo?
“Noi dobbiamo trovare le forze per vincere un paio di partite che ci regalerebbero la tranquillità. Non sarà semplice, sia a causa del calendario, sia per il fatto di dover giocare due turni casalinghi in campo neutro. Ma per ottenere un traguardo bisogna pur superare degli ostacoli. Per quanto riguarda Sassari, invece, credo che debba sfruttare il momento di grande fiducia per arrivare con entusiasmo ai playoff. Poi la post season è molto particolare, ben diversa rispetto alla stagione regolare. Bisognerà affrontarli nel modo giusto. In ogni caso credo che l’altra finalista, oltre a Milano, verrà fuori dal testa a testa tra la Dinamo e la Reyer.”
Roberto Rubiu