ESCLUSIVA – A tu per tu con Marco Sanna, grande mediano (dal 1986 al 2011) e ora allenatore – sardegnasport.com
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Marco Sanna, qui con la maglia della Torres contro il Napoli
Marco Sanna, una vita da mediano, a recuperar palloni, a girare i campi della Sardegna. Prima a Tempio, poi a Cagliari, e infine Torres e Nuorese. Lui c’era quando i rossoblù del Capo di Sotto retrocedettero dopo il celebre spareggio di Napoli. Fu suo l’assist per Roberto Muzzi che consentì al Cagliari di battere il Milan nell’ultima giornata di campionato. Quella partita contro i Diavoli era decisiva, una vittoria era l’unico modo per avere ancora un’altra chance di salvarsi, oltre che sperare in un trionfo del Piacenza a Perugia. Missione compiuta. C’era anche nell’ultima Torres che fece sognare. Questo e tanto altro nella chiacchierata con l’amatissimo “Cinghialetto”, toccando anche i rapporti con Cellino e la attuale, nerissima crisi del calcio sardo.
1997, Milan-Cagliari 0-1. Vittoria fondamentale all’ultima giornata, ma ancora oggi qualcuno parla di “biscottone”…
Fesserie, la partita è stata giocata alla grande da parte di tutti, fu anche espulso Savicevic se non sbaglio. Tra l’altro quando noi avevamo la partita in pugno rischiammo di prendere gol da Blomqvist. Per noi era l’ultima spiaggia, la giornata prima avevamo subito una beffa contro la Sampdoria, entrambe le squadre giocarono alla grandissima, basta rivedere le immagini. Ricordo anche che era l’ultima di Baresi e Tassotti e che Muzzi segnò su un mio lancio.
Anche questo Milan-Cagliari secondo molti rappresenta “l’ultima spiaggia”. Quanto sono simili le due gare?
Non credo assolutamente si possano paragonare, il Cagliari ha ancora tutto il tempo per potersi salvare. Quella era l’ultima partita del campionato. E inoltre, cosa molto importante, quel Cagliari e questo di ora sono profondamente diversi, con differenti percorsi. Per non parlare del Milan, tutt’altra cosa.
Con l’arrivo di Mazzone a metà stagione il vostro rendimento cambiò drasticamente in meglio.
Sicuramente ne giovammo. Di Mazzone tutti conoscono il carisma, è un allenatore bravo e preparato, non lo scopro di certo io.
Potrà capitare la stessa cosa con Zeman?
Questo non lo so, me lo auguro. Di sicuro sia Zeman che Mazzone, pur essendo molto diversi, sanno lavorare benissimo. Secondo me comunque Gianfranco Zola stava facendo un ottimo lavoro, purtroppo però quando i risultati non arrivano a pagarne le spese è l’allenatore. Per lui è stato decisivo il gol preso all’ultimo secondo contro l’Atalanta, prima di quel momento aveva un rendimento che poteva tranquillamente condurre la squadra alla salvezza. Ora è tornato Zeman, un allenatore preparatissimo che si ritrova dei giocatori nuovi che conosce poco. Mi auguro che ciò non possa essere un ostacolo.
Una buona parte di tifosi non è contenta dell’operato di Giulini, il quale viene spesso contestato, un po’ come capitava con Cellino.
A Cellino si può dire tutto, ma quando è stato lui presidente, il Cagliari non è mai andato in difficoltà. A parer mio a inizio anno i rossoblù non erano una squadra adatta per rimanere in Serie A, poi sono stati fatti dei buoni acquisti a gennaio e ora penso abbiano le carte in regola per salvarsi. Certamente sono sicuro che Cellino non avrebbe mai allestito una rosa così incompleta.
Quindi ha bei ricordi di quello che fu il suo presidente?
Assolutamente sì, era un tipo molto vulcanico, ma sapeva esattamente quello che diceva, aveva la testa attaccata al collo. Le sue scelte sono indiscutibili, ha fatto sempre quelle giuste.
Rievochiamo un altro ricordo, che sarà sicuramente amaro: lo spareggio di Napoli. Come reagirono i tifosi alla retrocessione?
I tifosi hanno visto che noi calciatori insieme all’allenatore avevamo dato veramente tutto. Certamente perdere uno spareggio non è mai bello, ma ci hanno applaudito dopo la partita e anche all’aeroporto ci hanno dimostrato di aver apprezzato il nostro sforzo. La disperazione c’era, ma in altre piazze sono sicuro avrebbero reagito in ben altro modo.
Quest’anno, ad esempio, non sembra che un’eventuale retrocessione possa essere accolta “bene” come successe a voi.
Qualche tifoso ha visto, come ho già detto prima, che all’inizio è stata fatta una squadra che non era da Serie A. Un tifoso non puoi prenderlo in giro così, è molto semplice…
Il giocatore più forte con cui ha giocato al Cagliari?
Sono due, Matteoli e Francescoli.
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La figurina Panini di Sanan nel 1996-1997
Lei giocò anche con Tovalieri, decisivo in quella mezza stagione targata Mazzone. Quanto manca un “cobra” al Cagliari?
Uno con quelle caratteristiche il Cagliari ce l’ha: è Sau. Mi dispiace stia giocando poco, ma penso che questo ragazzo sia molto simile a Tovalieri. Lui ogni volta che toccava palla faceva gol, penso possa farlo anche Sau, speriamo si sblocchi definitivamente.
Insomma, lei è comunque convinto che il Cagliari si possa salvare?
Ha le qualità per farcela, certamente quando sei invischiato nella zona retrocessione hai grosse difficoltà perché ti impegni al massimo, fai due o tre risultati utili consecutivi, poi ne basta uno negativo che vieni risucchiato dentro il calderone. Purtroppo lo so bene, è una situazione che ho vissuto spesso, so che significa. La speranza è di vedere un Cagliari più continuo, che riesca a tirarsi fuori dalla zona calda della classifica al più presto.
Cambiamo totalmente argomento, passiamo alla Torres: come giudica il momento dei sassaresi?
La Torres è un po’ in crisi di risultati, ma non in crisi di gioco. Io vivo a Sassari quindi la seguo spesso. Sta giocando discretamente, ma non sta raccogliendo quello che sta seminando. Non appena riuscirà ad invertire questa sfortunata tendenza riprenderà a fare punti come merita.
Domenica arriva il Pavia però, uno delle maggiori forze del campionato.
Sì, arriva il Pavia, e poi il Monza sempre in casa. Il tifo a favore è un ottimo fattore di vantaggio. Sono sicuro che anche la Torres abbia tutte le carte in regola per salvarsi, ce la dovrebbe fare tranquillamente.
La crisi del calcio sardo, squadre che scompaiono e cattive gestioni come quelle di Selargius e Porto Torres sono all’ordine del giorno.
Purtroppo il calcio sardo da troppo tempo manca di gente seria che porti avanti una programmazione. Ci sono delle persone incompetenti che vogliono fare calcio a certi livelli e non possono farlo.
Quali soluzioni propone?
Programmazione, programmazione e programmazione. I dirigenti si devono comportare nella giusta maniera, non si può portare avanti un campionato di Serie D o di Eccellenza senza aver chiaro il piano di lavoro.
E’ ipotizzabile una collaborazione tra società più grandi che si uniscono?
C’è le abbiamo già, abbiamo il Cagliari, abbiamo anche società del “continente” con cui collaboriamo. Ma non dobbiamo dire fandonie ai ragazzi, bisogna prenderli dicendoli “ti do x” e x gli si dà, non bisogna promettere cose che poi non si possono mantenere. Purtroppo negli ultimi anni molti di questi giovani sono stati presi in giro da questi pseudo-dirigenti, e ora il calcio sardo è un vero macello.
Quanto è importante fissare delle regole?
E’ tutto, e soprattutto devono essere ben precise. Il settore giovanile ad esempio deve essere obbligatorio. Nelle prime squadre giocano i fuori quota, per cui devi avercelo per risparmiare qualche soldo. Non mi stancherò mai dirlo: programmazione! Ci vuole quella, anche nel settore giovanile, altrimenti ci si ritrova in situazioni come quelle di Selargius e Porto Torres, vittime di grossi errori, che poi vanno a falsare il campionato.
In giro si trova qualche nuovo Marco Sanna?
In Sardegna ci sono tanti calciatori bravi che vanno seguiti nella giusta maniera. Io adesso sto provando a fare l’allenatore, ma purtroppo sono poche le società che stanno facendo le cose seriamente. Facendo questo mestiere ho visto tanti fuori quota interessanti, ora non so se con le mie caratteristiche (ride ndr), la speranza è che non si brucino.
Chiudiamo in bellezza. Lei che marca Baggio e lo azzera totalmente nei quarti di finale di Coppa Uefa contro la Juventus, quanto è stato difficile?
Tanto, come è stato tanto difficile marcare altri campioni con cui ho avuto a che fare in quella annata. Penso di averlo fatto bene, di sicuro lui ai tempi era uno dei più forti al mondo. Che dire, probabilmente in quel caso trovai la classica giornata giusta, Baggio un po’ meno.
Oliviero Addis