Torres, sotto Natale ci sono tutti i tuoi limiti: presidente, rifletta sulle responsabilità
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Il gruppo della Torres
La Torres che mercoledì pomeriggio è uscita dal “Brianteo” con le ossa rotte, se non frantumate, si tuffa sulla Cremonese, per quella che Domenico Capitani ha etichettato come “la partita più importante”. Non ingannino le attenuanti legate a ingenue espulsioni e infortuni, arrivati troppo presto (vedi rispettivamente Lisai e Balistreri). I sassaresi, dopo una breve, se non brevissima, parentesi coincisa col cambio di guida tecnica, stanno mostrando nuovamente il loro vero valore. Evidenti lacune tecniche, accentuate dal fatto che, ultimamente, l’unico reparto che aveva funzionato inizia a fare acqua da tutte le parti: 7 gol subiti nelle ultime 4 partite sono numeri preoccupanti, non sufficientemente compensati da una fase offensiva ancora troppo poco produttiva,episodica e legata alla qualità di un singolo come Pasquale Maiorino.
Nell’ultimo poker di gare sono stati messe a segno 5 reti, e in due occasioni il portiere avversario ha chiuso col “clean sheet”. L’unico che tiene botta è Andrea Testa. L’estremo difensore rossoblu continua a migliorare il suo rendimento partita dopo partita. A Monza è arrivata la magra (visto il risultato finale) soddisfazione di aver parato un calcio di rigore, ma davanti all’ex estremo difensore del L’Aquila si balla e non poco. E’ possibile che per la difesa si tratti solo di un calo fisico? Dopo un ottimo avvio di stagione, la diga centrale composta da Migliaccio e Marchetti palesa le prime difficoltà, mentre gli esterni, già latitanti in fase offensiva, non sono più garanzia di copertura, con le ali avversarie che spesso sguazzano sulle fasce presidiate, principalmente, da Cafiero e Imparato. A Monza Cosco ha scelto Aya nel ruolo di terzino sinistro, lasciando ancora ai margini delle rotazioni i giovani Ligorio (titolare durante la gestione Costantino) e Minarini, oggetto misterioso di proprietà del Modena. “E’ forte, gli emiliani non hanno nemmeno concesso il diritto di riscatto…”, si affrettano a dire tutti, ma Minarini è sempre in un angolo, mai impiegato e visto col binocolo. Di lui si ricorda solo l’esteticamente opinabile cresta (ma questo è un altro discorso). Possibile che l’ex Modena non sia meritevole di un’opportunità? Con tutto il rispetto, Imparato non ha fornito delle prestazioni degne del miglior Roberto Carlos.
La situazione nella zona nevralgica del campo è tutt’altro che rosea. Pizza, Foglia, Giuffrida e Bottone (chissà quando rientrerà) sono centrocampisti con le medesime e monotematiche caratteristiche: quelle di rottura del gioco. Nel calcio si distrugge e si crea, se si attua solo la prima, i difetti e i limiti, prima o poi, vengono a galla. E gli avversari vincono le partite. Può una squadra che disputa un campionato professionistico non avere un giocatore in cabina di regia capace, e non timoroso, di effettuare un cambio di gioco di 25 metri? Baraye è tornato abulico, Lisai è ondivago, Pizzutelli e Santaniello non sono giudicabili e il giovane Emmanuele Piras, dopo la parentesi azzurra, si è accasato al Fondi. Morale della favola: anche qua non c’è un uomo capace di creare superiorità numerica e mettere palloni utili per il centravanti (del quale parleremo più avanti). Santo subito Pasquale Maiorino, al momento un uomo solo al comando, per distacco. Capocannoniere della squadra (7 reti finora) nonostante parta spesso lontano dalla porta avversaria, tira la carretta da fine agosto facendo il bello e il cattivo tempo. Giocatore di categoria superiore, potrebbe essere difficile trattenerlo anche nel mercato di gennaio, se qualcuno deciderà di farsi avanti. In avanti lo spirito di sacrificio non manca, ma di altro c’è poco. Infantino e Balistreri non sono dei bomber di razza (e lo si sapeva). Era così difficile, dato il budget economico non di prim’ordine, acquistare un attaccante da 12-15 gol sommando i soldi spesi per gli emolumenti dei due? Tre gol per Balistreri e uno per Infantino: quattro gol in due, poco più della metà di quelli realizzati dall’ex trequartista del Sorrento.
Il presidente Domenico Capitani ha accusato, come suo costume, tutto e tutti: pubblico, stampa, calciatori, allenatore, imprenditoria locale, istituzioni e presunte lobby. Solo uno non è mai stato tirato in ballo dal presidente pontino: Enzo Nucifora. Il direttore dell’area tecnica ha costruito una squadra destinata a soffrire e a lottare, con le unghie e con i denti, nella speranza di conservare il professionismo. Possibile che, in una tale povertà tecnica e in un contesto dove tutto viene messo in discussione, colui che curò il trasferimento di Schillaci (eroe di Italia ’90, vero, ma poco meno di 25 anni fa) non abbia neanche una piccola fetta di responsabilità? Fu lui ad avviare la pratica che portò all’esonero Costantino, con le poco signorili dichiarazioni in sala stampa al termine di Torres-Sudtirol addossando buona parte delle colpe al tecnico calabrese. Il presidente, che ha avvallato pubblicamente la gestione dell’Avvocato, è giusto rifletta, per il bene della Torres. Per capire, poi, perché sia rimasto solo in quel di Sassari, ci sarà tempo. O forse no.
Mauro Garau