Basket, Serie C – Montemurro (coach Su Stentu): “Sono tornato per lavorare con i giovani. I cestisti sardi devono avere più coraggio”
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Gianni Montemurro
A margine dell’ospitata alla trasmissione di Sardegna 1 “Rossoblu 95”, condotta da Bruno Corda e Valerio Vargiu, abbiamo approfittato dell’occasione per fare una chiacchierata con Gianni Montemurro, coach del Su Stentu Sestu nel campionato di Serie C. Oggi al PalaMellano i Pirates affrontano la Torres ultima in classifica, e l’occasione è buona per allungare in testa al torneo, che fino a ora ha visto i sestesi raccogliere cinque vittorie in altrettante partite. La lotta al vertice del campionato rischia di ridursi a un lungo testa a testa con il Sant’Orsola di Pietro Carlini, anch’esso a punteggio pieno, ma il tecnico non è d’accordo e invita a tenere d’occhio le outsider: “Il Tavoni è una squadra molto esperta, con giocatori che hanno giocato ad alto livello – afferma Montemurro – però non credo si tratti di una corsa a due perchè ci sono squadre come l’Esperia, che è in grande crescita, oppure il Genneruxi, che noi abbiamo battuto nell’ultimo turno in una gara bellissima e agonisticamente molto accesa. Inoltre vorrei aggiungere l’Antonianum, che ha recuperato di recente Daniele Locci e che era abituata a fare dei buoni campionati a livello di C regionale.”
Montemurro aveva già condotto i Pirates quando il galeone veleggiava sui mari più nobili della A e della B dilettanti, ma il tecnico di Pordenone non ci ha pensato su due volte a tornare in Sardegna, seppur in un torneo particolare e a carattere quasi esclusivamente regionale come l’attuale Serie C: “Mi ha molto allettato l’idea di poter lavorare con una squadra giovane – prosegue – è molto stimolante per un allenatore avere a che fare con dei ragazzi che devono essere costruiti come giocatori. Poi devo ammettere che qui sono stato bene anche al di là delle questioni cestistiche, ma nella scelta ha prevalso indubbiamente l’aspetto professionale, anche al di là della categoria. Io qui a Cagliari avevo fatto una Serie B con una squadra piuttosto forte. Ora c’è un altro tipo di progetto, ma, ripeto, per me è comunque molto stimolante, perchè mi permette di veder crescere dei giocatori”.
La Cagliari cestistica da diversi anni attraversa una crisi che pare senza fine. Al di là dei risultati delle singole squadre, colpisce negativamente la scarsità di talenti prodotti da quella che un tempo era la città più generosa dell’Isola sotto questo aspetto. Le ultime leve importanti sono quelle che vanno dalla fine degli anni ’70 fino alla metà degli ’80. Da lì in poi, quasi un vuoto generazionale. Montemurro, ormai cagliaritano acquisito, prova a spiegarla così: “Questo è un problema che c’è da tanto, e deriva forse della mentalità di tanti giocatori sardi. Qui si sta bene e in pochi hanno voglia di mettersi in discussione. Però se si vuole diventare dei giocatori dei pallacanestro spesso bisogna anche avere il coraggio di allontanarsi da casa. Inoltre i ragazzi interessanti che sono qui spesso non hanno un vero confronto. Basti pensare alla C: la gran parte del campionato è a carattere regionale, e poche sono le occasioni per confrontarsi con realtà di livello nazionale che possono permetterti di crescere”.
Roberto Rubiu e Fabio Frongia