Cagliari, una nuova alba di marca adolescenziale: gioco corto, collettivo e la sana “ignoranza”
Due mosse dal cilindro di Zdenek Zeman e la gara che si capovolge come i famosi biscotti della pubblicità. Ti aspetti Joao Pedro e Farias, e già mugugni, quando dalla bandierina sotto la (ancora per poco) vuota Curva Sud due giovincelli al debutto corrono chiamati da Sdengo. E’ il loro momento: Godfred Donsah e Caio Rangel, entrambi classe ’96, con tanta corsa e giocate semplici ma efficaci cambieranno il volto a Cagliari-Sampdoria e, chissà, alla stagione del Cagliari. Ma per chi aveva seguito le amichevoli e gli allenamenti dei rossoblù negli ultimi due mesi, era noto che soprattutto il ghanese avesse il motore abbastanza caldo per abbassare il freno a mano.
Triangolo con Crisetig a metà campo e verticalizzazione immediata: così si è presentato Donsah, portando in campo basilari concetti zemaniani mancati per lunghi tratti del primo tempo.
A dargli supporto, qualche minuto più avanti, l’altro giovanotto del gruppo, il funambolico esterno brasiliano che, nel suo esordio di Coppa, aveva messo a referto più doppi passi (inutili) che passaggi azzeccati. Due mesi dopo l’ex Flamengo è parso essersi calato maggiormente nella realtà del calcio italiano, con disciplina tattica e consapevolezza delle capacità difensive degli avversari. Ha ancora tantissimo da migliorare e imparare, ma intanto la sua irruenza ha sconquassato una partita altrimenti negativamente piatta per i rossoblù.
Fino al loro ingresso il Cagliari era parso ben distante dalla squadra ammirata a San Siro e nel primo tempo di Verona. Un gioco discreto, buona condizione fisica e solite sbavature difensive: ingenuità sul primo gol, al secondo schema subito passivamente da calcio piazzato (a proposito, massima attenzione al prossimo avversario, l’Empoli, sei gol su nove realizzati da palla ferma); poca cattiveria difensiva in occasione del raddoppio doriano, all’ennesimo tiro concesso da fuori dopo le reti di Boakye e Tachstidis e le clamorose traverse di El Kaddouri e Jankovic.
Più zemaniana la difesa che l’attacco: manovra lenta, verticalizzazioni rare, pochi i tagli delle punte, mai servite tempestivamente, totalmente assenti gli inserimenti dei centrocampisti e le combinazioni sull’esterno, sostituite da cross mai produttivi.
Non si è visto il lavoro armonico delle terziglie, le chiavi di gioco del tecnico boemo: il trio di sinistra, Avelar-Ekdal-Cossu, senza dubbio il più rodato, non è stato capace di ripetere le prestazioni delle precedenti uscite, variando poco il proprio gioco e mandando a memoria solo la più classica delle sovrapposizioni. Dalla parte opposta, Pisano-Dessena e Ibarbo sono parsi slegati, con la mezzala in giornata negativa e l’attaccante colombiano al solito istintivo e anarchico, mentre il terzino selargino si impegnava, sfiorava il gol (di sinistro) ma denotava limiti cronici.
Gli inserimenti di Donsah a destra e Rangel a sinistra hanno avuto il merito di dare vivacità alla manovra stimolando la partecipazione dei compagni di fascia, con Cossu egregio nell’inedito ruolo di mezzala sinistra. Sono così diminuiti i cross e la squadra, complici anche gli spazi lasciati dagli avversari ridotti in dieci, è riuscita ad addentrarsi frequentemente in area di rigore con il gioco palla a terra, da cui son scaturite le reti e le migliori occasioni rossoblù.
Zeman ha ancora tanto da lavorare, soprattutto per far acquisire alla squadra consapevolezza dei propri mezzi e della propria capacità di giocare un certo tipo di calcio. Nel quale è imprescindibile che Ibarbo riesca a inserirsi al più presto: il colombiano ha le potenzialità per spaccare ogni tipo di partita – e infondo la svolta l’ha portata lui con rigore ed espulsione procurati – ma ancora non è stato in grado di calarsi nel ruolo di esterno d’attacco di un tridente che deve giocare eseguendo movimenti precisi e sinuosi, ma soprattutto puntare la porta in modo risoluto. “Devono pensare a fare gol”, ripete Zeman a ogni occasione.
In attesa del ritorno di capitan Conti (già a Empoli?) in cabina di regia, da evidenziare la bella prestazione di Simone Benedetti al centro della retroguardia: più volte vicino all’addio durante il mercato estivo, il difensore scuola Inter ha messo in mostra potenza fisica, rapidità e senso della posizione, esibendosi in tempestivi anticipi. Come sempre, anche in Toscana sarà fondamentale partire forte e cercare di sbloccare la partita, perché il Cagliari dimostra di soffrire quando lo 0-0 ristagna e gli avversari riescono a registrarsi dopo i primi minuti. L’ha fatto il Verona in casa, il copione si è ripetuto con la cinica e speculativa Sampdoria.
La sensazione è che la squadra abbia bisogno di acquisire certezze per alleggerire la mente e giocare in modo fluido, facendo definitivamente sbocciare un progetto che, nonostante i soli cinque punti in classifica, sta appassionando i tifosi come non succedeva da anni. Quanta gente, negli ultimi dieci anni, avrebbe gremito il Sant’Elia per un Cagliari-Sampdoria di un pomeriggio estivo preferendo lo stadio alla spiaggia? Mettendo tre punti in cascina con l’Empoli, la notturna di mercoledì 29 contro il Milan potrebbe essere l’occasione per regalare la prima grande gioia casalinga ai (probabilmente) 16mila che abbracceranno i rossoblù.
Niccolò Schirru