Vela – Metti una mattina da Luna Rossa: al lavoro per un grande sogno

Visita a Luna Rossa, presso il Molo Sabaudo del Porto di Cagliari, per 1000 privilegiati che hanno potuto ammirare l’attività del team verso l’America’s Cup. Ecco il racconto della giornata

Luna Rossa

Lo scrigno del Molo Sabaudo del porto di Cagliari è una struttura d’argento che scintilla alla luce del sole caldo di fine agosto. E’ la sede del team velico Luna Rossa, unico competitor italiano per la Gara Regina quando si parla di vela: la prestigiosa Coppa America, edizione numero 35.

Nelle acque del Golfo degli Angeli la squadra si allena dalla scorsa primavera in vista della sua quinta partecipazione alla prestigiosissima manifestazione, consentendo così al patron di Luna Rossa, Patrizio Bertelli e all’intero team di entrare nell’Hall of Fame della Vela. Il patron italiano, infatti, eguaglierà il mitico sir Lipton per numero di partecipazioni all’America’s Cup.

Vento e mare, “condizioni meteo ideali per allenamenti e sviluppo tecnico dei catamarani full foiling oltre a facilitazioni logistiche e una straordinaria accoglienza”. Ma anche un grande evento. Per la prima volta nella storia, Luna Rossa decide di aprire il suo quartier generale a 1000 (numero contenuto per questioni logistiche) appassionati, tifosi e semplici curiosi.

L’America’s Cup è un sogno che per venticinque minuti si può accarezzare. Una navetta porta direttamente dentro il quartier generale, il paese dei balocchi per gli appassionati della vela che a Cagliari sono tantissimi. Sull’acqua, oltre la banchina, il catamarano per la sessione di allenamento, utile ai tecnici per testare le performance, ponderare i carichi e valutare così migliorie da apportare a struttura e velocità della barca da competizione. Davanti il gommone bianco logato di assistenza, operativo sempre con sub, medico e meccanici a bordo, pronti a ogni evenienza. Poi il gommone taxi che fa da spola tra il molo e la barca.

Luna Rossa

Sulla banchina la grande gru rossa è pronta col suo braccio a issare l’ala e trasportala dal capannone alla barca calandola così in acqua, quaranta minuti di operazione certosina, svolta da venti persone. Poco più in là allineati i Tom 28 barche di match race per affinare la tecnica e gli schemi, utili a testare le manovre più difficili, si possono trasportare anche sui catamarani.

I segreti e i tesori sono gelosamente custoditi dentro le tensostrutture bianche, simili ad hangar giganteschi. Nella tenda-scafi: i due gioielli dell’ingegeneria navale che disputeranno le World Series l’anno prossimo, i catamarani A045: Piranha e Swordish. Piranha poche settimane fa ha saggiato il mare e il vento sardo, “ma presto, a partire da novembre – spiega Pietro Sibello speed coach e wing trimmer , novello Virgilio che guida nel tour della base – “scenderanno in acqua insieme, pronti ad allenarsi verso traguardi insaziabili”.

Bocche cucite sui dettagli tecnici irrivelabili e nessuna foto consentita per questioni strategiche. Ma basta guardare e essere orgogliosi di essere italiani. Nella tenda ali/veleria sono custodite le gigantesche vele ormai diventate ali. Simili a maxi maestose pinne di squalo sono alte 40 metri “in telaio di carbonio rivestite di chrysler, una sorta di domopack resistente che viene applicato e riscaldato perchè raggiunga la tensione necessaria e in acqua non sbatta o si deformi.”

L’area mensa è un enorme open space con vista sul mare e sul porto. Tavolini di metallo e sedie futuristiche a forma di foglia in legno e acciaio per 80 persone che presto a gennaio diventeranno più di 100. Al centro della sala una lavagna con gli impegni settimanali e le vacanze. Si torna a pieno ritmo l’8 settembre. Per svagarsi: biliardino, schermo al plasma e tavolo di ping pong. Nella sala accoglienza, invece, un grande bancone in legno ospita il bar con divanetti rossi, tavolini e libri che raccontano l’epopea magica di Luna Rossa.

La palestra è uno spazio enorme. Allenamento per il corpo per fortificare lo spirito. La vela non è per deboli di cuore e la resistenza fisica è un elemento fondamentale. Partecipare alla Coppa America è “pensare di vincere l’invincibile, fare l’impossibile”. E affianco alla tecnologia e al design frutto degli studi avveniristici del team di progettisti c’è il cuore. Uomini, atleti. Una squadra, senza il dream team che guida l’imbarcazione non ci sarebbe storia, nè emozione. E’ qui che dalle sette del mattino gli uomini di Luna Rossa fanno pesi e tapis roulant. “Tutti sono coinvolti”.

Luna Rossa

Scritti sullo specchio col pennarello rosso i nomi e il programma personale da seguire. Sulle sbarre, invece è appesa la divisa da competizione, il casco e il salvagente color argento titanio metallizzato e immancabile logo con la bandiera al vento tricolore. In fondo alla sala, invece, a ridosso della vetrata sempre con vista mare i famosi grinder che simulano i movimenti che i velisti compiono durante la Coppa America. Sono customizzati e tarati per reggere il carico di ognuno. E’ la vita del velista professionista ai massimi livelli. Lunghe sessioni di allenamento in palestra e poi in acqua alle sette e cinquanta , alle 11 se non c’è vento. E a Cagliari non manca quasi mai. Con la possibilità, così, di testare le dinamiche strutturali per migliorare il foiling.

Il tour si conclude con un regalo speciale. L’oppurtunità di vedere da vicino l’A72, il gigante del mare con cui Luna Rossa ha disputato la scorsa edizione dell’America’s Cup. Un catamarano con uno scafo di 22 metri che vola come una freccia d’argento sull’acqua, simile a un proiettile che non si abbatte e non cade.

L’obiettivo è quello di mettere le mani sulla Coppa. Cagliari gentilmente si presta e Luna Rossa ringrazia. Con la speranza di veder presto tramutato questo colpo di fulmine tra acqua e vento in qualcosa di ancora più ambizioso. La possibilità per il capoluogo sardo di essere scelta come sede italiana per una tappa delle Word Series.

Federica Ginesu

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