… Simone Deliperi: “La Nuorese crescerà, ma con pazienza. Serie D durissima, ecco le mie favorite”

A tu per tu con Simone Deliperi, portiere della Nuorese che era vicinissimo al ritorno nell’amata Torres. Con lui, mai banale, parliamo di Serie D e calcio sardo, ma anche dei contesti nuorese e sassarese, fondamentali per la crescita del movimento isolano in difficoltà.

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Simone Deliperi, qui con la maglia della Torres

Quella alle porte sarà la diciottesima. Davvero niente male. Simone Deliperi, estremo difensore anglonese classe 1980, si appresta a disputare infatti l’annata della “maggiore età” calcistica. “Sono un po’ vecchiotto – ammette col sorriso – ma combatto l’età con lo spirito“. E la giostra riparte dunque, con la maglia verdazzurra della Nuorese, club con il quale ha ritrovato dopo tre anni di Eccellenza quel campionato nazionale che aveva lasciato nel 2010, quando accettò di salutare la C2 e l’Igea Virtus per sposare la causa torresina: “Fu una scelta dettata dal cuore, quando la Torres non era ambita come può esserlo oggi – dice il portiere -. Qualcosa che rifarei e di cui vado orgoglioso“. A Nuoro ha ritrovato quella voglia e capacità di programmare il calcio che in Sardegna si fanno sempre più rare, anche se l’addio di Bernardo Mereu a pochi giorni dall’inizio del campionato ha scombussolato un po’ tutto l’ambiente. “E’ stato uno shock, ma più che altro un enorme peccato, perché adesso dovremo ripartire da zero, con un nuovo allenatore (Marco Mariotti ndr) che dovrà cercare di calarsi immediatamente nella parte e imparare a conoscere il gruppo. Se non c’erano i presupposti per andare avanti insieme, a questa decisione si sarebbe dovuto arrivare prima, perché di colpo abbiamo perso il vantaggio sulle altre squadre“.

C’era forse chi sognava una Nuorese più presente sul mercato dei big e pronta a dare del filo da torcere per la vittoria del campionato, ma la saggezza, alle volte, risiede anche nella capacità di non fare il passo più lungo della gamba. Come per uno spiacevole effetto domino, tuttavia, all’addio di Mereu ha fatto seguito quello del pezzo pregiato della campagna acquisti di Artedino & co, quel Laurent Amassoka che dopo aver timbrato la vittoria di Coppa contro l’Arzachena, ha fatto le valigie e lasciato la Sardegna, in virtù del mancato accordo economico. Per sostituire il bomber camerunense piace il giovane Simone Grandullima occhi puntati anche su Alessandro Cadau, reduce dall’esperienza patavina al San Paolo Padova e accasatosi al San Teodoro nelle scorse settimane. Le due società stanno cercando un accordo. “La squadra è buona, ben costruita in tutti i reparti e consapevole di saper giocare in un certo modo – tranquillizza Deliperi –. Abbiamo ottimi giovani che sono già veri professionisti e in più non ci sono prime donne, un aspetto questo di cui dovremo saper fare tesoro, perché sarà il gruppo a fare la differenza“.

Difficile però parlare di obiettivi apertamente, perché – come detto – seppure le aspettative e l’entusiasmo sono tanti, bisognerà fare i conti con una Serie D che, in seguito alla riduzione delle squadre professionistiche, è diventata improvvisamente molto più competitiva rispetto agli anni passati. Lo conferma anche l’ex guardiano dei pali di Campobasso e Vigor Lamezia: “Non è giusto prefissarsi dei traguardi. Diciamo che ovviamente l’aspettative minima è quella di confermare la categoria, ma più in generale di consolidarci in questa Serie D che sarà tutt’altro che una passeggiata. Non dimentichiamoci che di fatto, arrivando dall’Eccellenza, è come se avessimo scalato due divisioni, per cui voliamo basso. Sappiamo di poterci togliere delle soddisfazioni“. Sarà bagarre per i primissimi posti, quali secondo Deliperi le favorite alla vittoria finale? “Vedo molto bene Terracina, Viterbese e Olbia. I bianchi hanno allestito un ottimo organico e scelto un allenatore preparato e affamato di vittorie. Possono lottare e stupire, sarà determinante evitare false partenze“.

Alessandro Cadau, giocherà a San Teodoro o Nuoro?

Alessandro Cadau, giocherà a San Teodoro o Nuoro?

Si vola basso, ma non si può far finta di niente. La ripresa del calcio nostrano dipende molto anche dalla Nuorese, la sola – al pari dell’Olbia – che ha il potenziale per affiancare la Torres nei campionati professionistici. Forse non subito, ma in prospettiva le prerogative ci sono tutte, basi solide sui quali si sta costruendo un reale progetto per il futuro. Sulla stessa lunghezza d’onda il numero uno verdazzurro: “Credo che oggi Nuoro viva nella dimensione a lei più consona per sponsor e forze messe in campo dal territorio. Si potrà fare un ulteriore step solo attraverso una seria programmazione pluriennale, crescendo e valorizzando soprattutto i giovani che si allevano in casa. Questa è la strada che la società ha deciso di intraprendere, grazie a un presidente Artedino sempre carico e voglioso di fare bene. Certo dovrà arrivare qualche aiuto dalla città, altrimenti andare avanti da solo non sarà semplice. Ma ha avuto il grande merito di riportare la Nuorese tra i dilettanti e soprattutto di darle un’organizzazione e delle strutture: a Nuoro abbiamo un campo di allenamento in erba e una palestra. Altrove, penso a Sassari, non è così“.

Quasi un ventennio di calcio, tante sfide, battaglie, gol sventati. Attraverso un calcio che è mutato profondamente e al quale bisogna in qualche modo essere bravi ad adattarsi. La ricetta, valida anche fuori dal rettangolo di gioco, è quella di saper vivere alla giornata e di saper reagire con prontezza ai sempre più repentini cambiamenti: “A 34 anni sento di saper vivere il calcio ancora come un ragazzino, con la stessa passione e con lo stesso divertimento. Certo, sono cambiate tante cose rispetto a quando iniziai: allora i dualismi in rosa erano totalmente diversi, molto più sentiti e combattuti, oggi invece ti devi confrontare con giovani che magari sono ‘costretti’ a giocare pur non essendo pronti o all’altezza“.

Una delle tante contraddizioni che il calcio moderno, avvezzo a improbabili calcoli matematici e preso al collo dalla selva di procuratori che staziona ormai a tutti i livelli, sembra molto distante dal saper sciogliere. Meglio guardare alle passioni allora, quelle autentiche che non conoscono stagioni. La Torres, un miele tanto bramato quanto vietato. “Non nascondo che, quando ancora non era chiara la situazione a Nuoro, mi sono proposto. A un certo punto sembrava anche possibile un mio ritorno, ma poi non se n’è fatto nulla, per ragioni anagrafiche diciamo. Ho letto però che qualcuno dichiarava che i sardi non vogliono la Torres e francamente la ritengo una stupidaggine. Forse le motivazioni sono altre, ma non voglio fare polemica. Spero solo che quest’anno i giocatori abbiano il coraggio di non fermarsi a 20 metri dalla curva a fine partita. Per il resto, sono più che felice di essere rimasto alla Nuorese. Pronto a dare il massimo“.

Matteo Sechi

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