L’addio di Cossu, i fischi ad Agazzi e il ricordo di Jason: cronaca dell’ultimo pomeriggio stagionale al Sant’Elia
Diciamolo subito: dei 4900 tifosi che ieri hanno affollato quel che rimane del Sant’Elia, nessuno si aspettava di assistere a un grande spettacolo agonistico. Ci era arrivato anche Guaraldi, il presidente del Bologna, che aveva chiesto di vigilare sulla regolarità del match. Dimenticando però di vigilare sulla propria squadra, battuta in casa dal Catania e retrocessa senza nemmeno avere la possibilità di recriminare.
Il Cagliari, dalla sua, è sceso in campo con la determinazione al minimo sindacale e ha giochicchiato per un tempo. Poi, incassato lo svantaggio, ha preferito non mettere troppi bastoni tra le ruote al Chievo. Le solite gentilezze di fine stagione, insomma. O, come amano definirle i tecnici, le “inconsce” differenze di motivazioni.
Ad ogni modo, chi ha preferito una gita al Sant’Elia al primo bagno della stagione, ha potuto testimoniare a una svolta epocale nella storia recente del Cagliari: Andrea Cossu lascerà il rossoblù, e quella di ieri è stata l’ultima sua esibizione nel gigante di cemento e ferraglia di via Vespucci. Uno stadio che può dire di averlo conosciuto in duplice veste: quella di ultras in Curva Nord, e quella di trequartista dall’assist facile. E mentre sul rettangolo di gioco andava in scena una partita non proprio per palati fini, sugli spalti si rendeva il meritato omaggio al fantasista cagliaritano.
Le celebrazioni hanno raggiunto il proprio apice nel post partita: quasi giunto all’imbocco degli spogliatoi, Cossu è stato richiamato indietro come una rockstar: sotto la Nord, per l’ultimo abbraccio. Attimi di commozione in un pomeriggio da sbadigli. Il Cagliari è davvero sicuro di voler fare a meno di un giocatore del genere?
Chi è stato eufemisticamente poco applaudito dalla Curva è stato invece Michael Agazzi. Gli ex cagliaritani che sono riusciti a evitare la bordata di fischi al ritorno al Sant’Elia si contano sulle dita di una mano, ma riesce francamente difficile comprendere i motivi di tanto accanimento. Qualche “bagher” di troppo non basta certo a giustificare un trattamento del genere, e se è vero – così come è parso di capire – che la colpa di Agazzi sarebbe quella di essere un “mercenario” per aver scelto di trasferirsi al Chievo anzichè rimanere ai margini della rosa a Cagliari (magari dopo una richiesta di adeguamento contrattuale), allora alziamo le mani e ci arrendiamo.
Il portiere bergamasco – non sarà un caso – è letteralmente esploso di gioia al fischio finale, segnalandosi tra i più attivi nei festeggiamenti. Meglio di lui solo il presidente Campedelli, che dopo il novantesimo si aggirava tra i corridoi del sottopassaggio completamente inzuppato d’acqua tra gli sguardi increduli dei giornalisti.
E chissà se prima di lasciare Cagliari, Agazzi avrà portato la propria solidarietà al suo ex allenatore Ivo Pulga, anche lui finito nel mirino dei tifosi. O meglio, di una parte di quei cinquemila che ieri affollavano (si fa per dire) le tribune, come lo stesso tecnico ha rimarcato in sala stampa. “Ivo Pulga burattino sei lo schiavo di Cellino”: questo il coro arrivato dalla Nord, al quale Pulga ha risposto con un applauso ironico abbandonando per un attimo la sua consueta eleganza. La separazione, come nel caso di Cossu, appare più che un’ipotesi, e l’ex mediano tuttofare del Cagliari di Ranieri avrebbe forse meritato un saluto diverso, se non altro per l’amore genuino mostrato verso la piazza.
Tra addii affrettati e altri polemici, la cartolina che scegliamo di portare via dal Sant’Elia e di conservare per tutta l’estate, l’hanno regalata gli ospiti. In quello che è stato a lungo il suo stadio, i supporters clivensi hanno deciso di omaggiare la memoria di Jason Mayele con una bellissima gigantografia esposta sulla balaustra del settore. Un gesto di straordinaria sensibilità davanti al quale è doveroso levarsi il cappello.
Roberto Rubiu