Parla Guglielmo Bacci: “A Sassari due anni fantastici. Un ritorno? Chi vivrà vedrà”
E’ stato l’allenatore che ha riportato la Torres tra i professionisti vincendo, contro i favori del pronostico, il campionato di Serie D la scorsa stagione. Una persona con i piedi per terra, come poche ne son rimaste nel mondo dello sport, che ha molto da insegnare e dal quale c’è tanto da imparare. In una chiacchierata tanto lunga quanto piacevole, si è discusso di calcio ma anche dell’importanza dei rapporti umani. Per chi non l’avesse ancora capito parliamo di Guglielmo Bacci.
Salve mister, come va?
Tutto bene grazie.
Partiamo dal campionato che l’ha vista tra gli addetti ai lavori in queste ultime due stagioni: il girone G della Serie D. Quant’è alto il tasso tecnico dei giocatori che ci militano?
Per me cala di anno in anno per lo stesso motivo per il quale il calcio italiano è in difficoltà. Si allenano male i ragazzini di 12-13 anni; a quell’età bisogna essere seguiti nel migliore dei modi e con pazienza, e nel nostro paese ce n’è ben poca. Si ha troppa fretta di far crescere i giovani fisicamente tralasciando quello che è l’aspetto più importante nel gioco del calcio: la tecnica.
Tasso tecnico in calo dovuto anche alla regola dei fuoriquota?
Quattro under sono tanti. Questa norma abbassa un po’ il livello visto che son costretti a star fuori giocatori esperti e tecnicamente validi. Detto questo, per me non è un problema di età; se avessi la possibilità di scegliere liberamente farei giocare anche sei ragazzi, se più bravi dei “vecchi”.
Con la riforma della Lega Pro, dall’anno prossimo, il campionato di Serie D potrebbe tornare a crescere. E’ d’accordo?
Si. Dalla prossima stagione ci saranno molti più professionisti a spasso che andranno a finire nella maggiore categoria dilettantistica, rendendo la vittoria del campionato molto più difficile.
Corsa a tre al vertice tra Lupa Roma, Terracina e San Cesareo. Chi la spunterà?
Per me la Lupa Roma è, per cifra tecnica, la squadra più forte del torneo. Lo dico dall’inizio della stagione e penso che alla fine saranno loro ad avere la meglio.
Invece in fondo alla classifica una sola tra Budoni, Latte Dolce e Palestrina si salverà direttamente.
In basso è più difficile valutare la situazione. Penso che in questi 270’ minuti possa succedere veramente di tutto.
Saliamo di categoria; il campionato di Lega Pro-Seconda Divisione prevede nove promozioni e altrettante retrocessioni. E’ più un’opportunità o un rischio per le squadre che vi partecipano?
E’ sicuramente una grossa opportunità perché tutte le società erano al corrente della stagione particolare e avrebbero dovuto strutturarsi al meglio per affrontare un campionato anomalo.
La Torres, almeno inizialmente, non l’ha fatto.
Il cambio di proprietà non ha sicuramente agevolato l’amalgama. Fare tutto bene in un breve lasso di tempo non è semplice.
E’ mai stato contattato dalla nuova proprietà per guidare la Torres 2013/14?
No. Il presidente Lorenzoni, con la correttezza che ha sempre caratterizzato il rapporto col sottoscritto e coi giocatori, ci ha detto che non sarebbe stato in grado di affrontare i costi di un campionato di Lega Pro da solo. Questo è successo appena ottenuta la matematica certezza di aver vinto il campionato scorso. L’unica telefonata ricevuta fu quella della segretaria la quale mi chiese, tra le altre cose, se avessi già preso impegni con qualcuno ma nessuna chiacchierata ufficiale con i nuovi dirigenti.
Le avrebbe fatto piacere allungare la sua permanenza sulla panchina rossoblù?
Sarei un pazzo a dire no dopo avere vinto un campionato con una squadra come la Torres. La nuova proprietà ha avuto idee diverse e io, dopo aver capito di non avere alcuna possibilità, ho accettato una di quelle quattro offerte che è normale avere dopo una stagione trionfale come la scorsa.
In qualsiasi situazione tecnica? Anche in quella disastrosa del girone d’andata?
Con me e Lorenzoni ai rispettivi posti non ci sarebbe stato questo stravolgimento. Tre mesi prima del trionfo avevamo buttato giù un piano tecnico per la stagione in corso.
Quanto avrebbe modificato la rosa vittoriosa nel campionato di Serie D?
Non molto. Avrei tenuto il 70% dei giocatori. Lì conoscevo sia dal punto di vista tecnico che da quello umano e sapevo cos’erano capaci di fare in campo e fuori. Molti allenatori non avrebbero avuto problemi a gestirli e guidarli come ho fatto io.
Ci sembra si stia sminuendo un po’ troppo. Casertana e Turris erano squadre costruite con fior fior di quattrini e giocatori.
Ricordo bene la Casertana, squadra che ci mise in grossa difficoltà nella partita di ritorno (0-0, ndr). I ragazzi furono fantastici nel non prendere gol rischiando anche di vincere la partita con un paio di palle gol, capitate sul piede di Meloni, che ricordo ancora. L’unico mio merito è stato quello di tenere a bada 22-23 ragazzi cercando di allenarli e farli sentire tutti importanti nel miglior modo possibile. Son stato fortunato ad avere un giocatore come Angheleddu.
Come mai cita proprio lui?
Marcello, nonostante sia un giocatore dalle qualità indiscutibili, avrà fatto una ventina di partite (alcune da difensore centrale, ndr) e non è mai stato un titolare inamovibile. Malgrado questo mi è stato molto d’aiuto fuori dal campo; in molti avrebbero creato problemi mentre ricordo benissimo che più di una volta mi venne a dire : “Mister non si preoccupi per me, pensi alla squadra perché solo così potremo fare un gran campionato.” Una mosca bianca. Lo volevo con me al Terracina ma ha preferito rimanere vicino a casa.
Nonostante le sue scelte furono, risultati alla mano, molto azzeccate, perché gli preferiva spesso Manzini?
Molte volte mi son trovato di fronte a questo ballottaggio; optavo spesso per Joseph perché ha un carisma fuori dal normale, bastava un suo sguardo per far rigare dritti tutti quanti. Avevo bisogno di un giocatore come lui in mezzo al campo. Ho dovuto sacrificare tanta qualità per avere più leadership.
Tutto sommato un buon ricordo di Sassari.
Due campionati fantastici, uno meglio dell’altro. Il primo anno di Eccellenza facemmo molto bene realizzando 27 punti in 10 partite ma purtroppo avemmo la sfortuna di ritrovarci senza quattro titolari nella partita d’andata dei play-off nazionali, l’anno scorso la vittoria in campionato.
Dice questo nonostante i mugugni che hanno accompagnato la mancata promozione nel 2010-11 e quelli, iniziali, riguardanti la totale rivoluzione dell’organico all’inizio della scorsa stagione.
I risultati determinano i mugugni, bisogna abbassare la testa e lavorare. Ricordo l’inizio dell’anno scorso, c’era un po’ di scetticismo ma poi siamo stati bravi a farlo scemare con le nostre prestazioni. Nonostante questo devo dire che, a Sassari, ho conosciuto dei tifosi fantastici capaci di gesti non comuni. Ricordo la trasferta di Palestrina dove furono accompagnati da una pioggia battente per tutta la durata del match.
Dopo il passato è arrivato il momento di parlare di presente. Una volta da calciatore e un’altra da allenatore ha vissuto dei momenti difficili arrivati alla parte conclusiva della stagione. Nella prima occasione ha perso un campionato (all’ultima giornata) quando vestiva la maglia del Taranto nell’83; nella seconda ha vinto l’anno scorso dopo tre pareggi di fila (Palestrina, Budoni e Casertana) che avevano messo un po’ i brividi ai tifosi rossoblù. Anche la squadra di Cari non attraversa un buon momento. Come si gestisce quello che nel tennis si chiama “braccino”?
Ricordo bene l’episodio di circa 30 anni fa. Lì non avemmo nessun timore ma incappammo in un direttore di gara che fatico a dimenticare il quale ci negò due calci di rigore negandoci così la promozione in Serie B. Da allenatore, dopo i tre pari da lei citati, cercai di caricare i ragazzi provando a mantenerli più calmi possibile. Dissi loro che venivamo da tanti risultati utili consecutivi, di uscire fuori giocando come avevano fatto per tutta la stagione e di “rompere il c***” a tutti. Penso sia questa la soluzione migliore.
Cosa c’è nel futuro di Guglielmo Bacci?
Ho scambiato qualche chiacchiera con qualcuno ma niente di serio o ufficiale. Non mi dispiacerebbe affatto tornare ad allenare in Sardegna, posto ideale per vivere e lavorare.
Torres o Serie D?
Non ho preferenze di categoria. Ho bisogno di lavorare bene in un progetto serio. Chi vivrà vedrà.
Mauro Garau