Tessitori: “Il cuore per superare i limiti. Andare via? Ci ho pensato, ma sarebbe stata una sconfitta”
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Amedeo Tessitori (foto Eleonora Secchi)
Diventare grandi è una faticaccia, soprattutto se devi fare i conti con le aspettative. Lo sa bene Amedeo Tessitori, ragazzone pisano con le stimmate del predestinato che – ad appena diciannove anni – è stata catapultato in una delle squadre più ambiziose della Serie A dopo una velocissima gavetta: prima la Virtus Siena nella ex B1, poi Forlì in LegaDue e, infine, l’approdo in Sardegna alla corte di Stefano Sardara, Federico Pasquini e Meo Sacchetti, che dopo averlo visto in azione nelle minors non hanno avuto esitazioni a investire pesantemente su di lui.
Sguardo timido e modi gentili, Tessitori ha saputo guadagnare subito la stima del pubblico sassarese gettando il cuore oltre l’ostacolo: “Se non ci si arriva fisicamente e tecnicamente, bisogna sopperire con la grinta e l’intensità e con l’intensità”, racconta. “So di non essere ancora al livello di altri giocatori in Serie A, e per questo devo sempre dare qualcosa di più, dimostrando che ci tengo a stare qui”. Il titolo di Mvp dell’umiltà, insomma, ha già il suo padrone. E in casa Dinamo saranno senz’altro felici.
La partenza è stata un po’ complicata, ma adesso stai guadagnando la fiducia dello staff tecnico, come dimostrato dai minuti che coach Sacchetti ti ha concesso a Reggio Emilia.
Sì, all’inizio ho avuto parecchie difficoltà perchè non ero abituato al genere di professionalità che ho trovato a Sassari. Mi dovevo ambientare e dovevo capire come ottenere dei minuti in campo. Ho lavorato parecchio, so
prattutto con i vice che mi hanno aiutato e stimolato. Devo ringraziarli e devo ringraziare anche la società che mi è stata sempre vicina. Ora continuerò dare il massimo e spero di giocare sempre di più.
Qual è stato l’aspetto più difficile nell’adattamento alla Serie A?
Sia la fisicità che il livello tecnico della Serie A sono ben diversi rispetto ai campionati che avevo disputato in precedenza. Ero indietro, perchè venivo da un infortunio al ginocchio, e la cosa mi ha dato non pochi problemi. Nella massima serie, se vuoi avere dei risultati, devi sempre lavorare al massimo.
L’arrivo di Eze, anzichè metterti in difficoltà, sembra averti stimolato ulteriormente. La concorrenza fa bene.
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Foto Eleonora Secchi
Sì, voglio guadagnare minuti e farei qualsiasi cosa per ottenerli. Però devo dire che Ben, da quando è arrivato, mi ha aiutato moltissimo, dandomi consigli preziosi. Quindi non c’è assolutamente nessuna rivalità tra noi.
Nella prima parte della stagione ti è capitato spesso di rimanere seduto per tutti i quaranta minuti di partita. In quel periodo hai mai pensato che forse, per il tuo sviluppo, sarebbe stato meglio andare a cercare spazio da un’altra parte, magari in prestito?
Nei momenti di stallo a un giocatore passa per la testa ogni genere di pensiero: il non essere all’altezza, il non essere adatto per la squadra in cui gioca e tante altre cose simili. Sono però momenti che capitano nel corso della carriera di ogni professionista, e bisogna saperli affrontare. Sono sincero, ho pensato di andar via. Ma allo stesso tempo ho pensato anche che per me sarebbe stata una sconfitta andare via in quel modo, tornando in LegaDue.
C’è un giocatore che più di altri ti sta aiutando a crescere e a inserirti nella nuova realtà?
Da quando sono arrivato, Manuel Vanuzzo mi ha dato una grossissima mano d’aiuto e gli sono veramente grato per questo. Ma anche tutti gli altri non sono stati da meno. Voglio ringraziarli e sono felice di giocare con delle belle persone come loro.
A inizio anno coach Sacchetti ti aveva indicato come uno dei migliori giovani del campionato. Hai sempre sentito la sua fiducia, anche quando giocavi meno?
Quella “nomination” quale miglior giovane mi ha fatto molto piacere. Ho sempre sentito molta fiducia da parte sua, e spero di riuscire a ricambiarla sempre di più.
Chiariamo uno degli enigmi sul tuo conto: da grande cosa vorresti fare? L’ala forte o il pivot?
Ora sto lavorando per migliorare il mio gioco interno, però non è detto che in futuro non possa essere impiegato maggiormente da “quattro”.
Ti abbiamo visto molto bene nei giochi a due con Travis Diener. Dì la verità, con un playmaker così la vita è molto più semplice.
Altrochè, è veramente difficile trovarsi male con un giocatore così! E’ anche merito suo e dei suoi passaggi se negli ultimi tempi ho fatto vedere dei miglioramenti.
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Tessitori Thomas
Discorso Nazionale: smaltita la delusione per l’assenza agli Europei U20, stai nuovamente trovando spazio.
Devo ammettere che mi è dispiaciuto parecchio non poter condividere quella esperienza con un gruppo di cui ho fatto parte per diverso tempo. Però i miei compagni sono stati bravi a meritarsi quella medaglia e sono felice per loro. Io spero di vincerne altre in futuro. E’ sempre un onore vestire la canotta azzurra, e io sto lavorando tanto per riprendermela al più presto.
I tifosi ti apprezzano particolarmente perchè cerchi di sopperire alle mancanze con la grinta. La generosità, però, ti porta spesso ad avere problemi di falli. Stai lavorando anche su questo aspetto?
Purtroppo non è un problema nuovo per me, mi è capitato anche lo scorso anno a Forlì. Sono giovane e mi rendo conto che in certe situazioni è più facile che gli arbitri fischino fallo al sottoscritto piuttosto che a un altro giocatore più affermato.
La sconfitta di Reggio Emilia a cosa è dovuta secondo te?
Non era una partita facile, bisogna dirlo. In ogni squadra ci sono dei cali fisiologici, ci sta. Al PalaBigi abbiamo iniziato male e non siamo riusciti a rimetterla in piedi, ma non è il caso di far drammi.
Capitolo Coppa Italia: una trionfo doppiamente importante per te, visto che con l’infortunio di Gordon hai avuto tanto spazio.
Sembra ieri, è stata una emozione fantastica! Vincere la Coppa Italia a soli 19 anni è stato stupendo. Ogni volta che entravo in campo in campo avevo la pelle d’oca e il cuore a mille per la felicità. Spero di replicare in futuro, ovviamente. In quelle partite sono partito in quintetto e ho avuto tanti minuti a disposizione, guadagnandone anche in fiducia.
Una curiosità: il numero 32 è un omaggio a chi?
A mio fratello! Lui giocava con il numero 16, allora essendo il più piccolo della famiglia ho pensato di raddoppiare.
Cosa vi siete ripromessi di fare da qui fino al termine della regular season?
Di dare il massimo per riuscire a raggiungere la posizione migliore in classifica in modo da avere il vantaggio del campo nei playoff. Ma è meglio pensare a una partita per volta.
Roberto Rubiu