Alessandro Cadau: “Ho dovuto fare le valigie ma tornerò. Sassari, che ricordi! Son diventato torresino”

Alessandro Cadau in azione
Dopo una vita calcistica passata a calcare le fasce delle maggiori squadre dilettantistiche della Sardegna, è l’ennesimo emigrato del pallone. Dalla stagione scorsa ha trovato la sua dimensione in Veneto, prima in Eccellenza e poi in Serie D. Parliamo di Alessandro Cadau, piccolo (solo di statura) esterno classe ’84, col quale abbiamo fatto un viaggio nel tempo all’interno della sua carriera, partendo dalla sua ultima squadra.
Al primo anno al San Paolo Padova, ti ritrovi in una squadra di metà classifica. Come procede?
Dici bene. Ci troviamo, attualmente, al settimo posto in compagnia di Triestina e Montebelluna. Siamo a otto lunghezze dal quinto posto che in un campionato “normale” sarebbe l’ultimo utile per disputare i play-off ma, in questo girone C, non si disputeranno gli spareggi per la differenza (superiore a 10 punti) tra seconda e terza in classifica. L’obbiettivo diventa, per forza di cose, una salvezza da ottenere il più presto possibile.
State raggiungendo gli obbiettivi prefissati a inizio stagione?
Si si. Milito in una squadra giovane, con una società e in un ambiente che non mettono tanta pressione. Forse col cambio della guida tecnica, a novembre, abbiamo sperato di avvicinarci alle zone nobili della graduatoria ma, nell’ultima sessione di mercato, abbiamo rimpiazzato qualche ottimo giocatore d’esperienza con giovani altrettanto validi tecnicamente ma, per forza di cose, con meno chilometraggio. Pensiamo comunque a salvarci in modo da far esordire più giovani possibile in linea con i programmi e con il modus operandi della società.
Dal punto di vista strettamente individuale, come valuti la tua stagione?
Mi trovo bene con mister e società. Parlando di campo, sto facendo un po’ fatica a trovare la via del gol (solo uno finora ndr) per “colpa” del modulo del mister (ride ndr). Gioca con un 4-2-3-1 molto abbottonato e dedico molte energie alla fase difensiva; questo mi fa perdere un po’ di lucidità sotto porta ma non c’è nessun problema, sono nato per correre e ho la “gamba” per farlo.
Hai iniziato il ritiro col Marano, ora in vetta alla classifica, ma sei andato via dopo una sola presenza. Come mai?
Eravamo veramente tanti e, negli ultimi giorni di mercato, sono arrivati giocatori del calibro di Bonazzoli (successivamente svincolato e ora in Ungheria con l’Honved, ndr) e Godeas, poi finito alla Triestina. Nonostante fossi in piena lotta per un posto da titolare, ho preferito non rischiare di stare in panchina qualche volta di troppo e ho preferito scegliere di giocare, in pianta stabile, nel San Paolo Padova.

Alessandro Cadau
Torniamo un po’ indietro nel tempo. L’anno scorso, nella tua prima esperienza fuori dall’isola, hai ottenuto la promozione in Serie D, con la maglia del Thermal Abano. Cosa ricordi di quell’avventura?
E’ stata un’annata tanto lunga (finita il 19 giugno con l’ultimo spareggio) quanto esaltante. Non eravamo tra i favoriti e, in queste condizioni, la vittoria ha un sapore più dolce. Giocando un gran calcio, abbiamo vinto i play-off nazionali rimontando, nella finale di ritorno, lo 0-2 incassato nella prima sfida con una splendido 4-1. Pensa che il gol decisivo è arrivato nel finale.
Parli con entusiasmo della stagione scorsa. Come mai sei andato via?
Era tutto pronto per un nuovo campionato con una rosa appena ritoccata rispetto all’annata precedente. Purtroppo, il presidente ha avuto dei problemi burocratici con l’amministrazione comunale che hanno causato alcuni ritardi. L’iscrizione è comunque avvenuta senza ripercussioni però, vista la situazione non proprio chiara a pochi giorni dall’inizio, molti giocatori, compreso il sottoscritto, hanno scelto di prendere altre strade.
Nel tuo curriculum figurano quattro campionati vinti ma nel 2010-11, con la maglia della Torres in Eccellenza, non sei riuscito nell’impresa (sogno sfumato negli spareggi nazionali col Trestina). Come hai vissuto l’annata sassarese?
E’ stata l’esperienza più bella della mia vita calcistica, sono diventato torresino. Non c’è un aspetto di Sassari che ricordo mal volentieri, tifosi in primis. Parla la storia per il pubblico sassarese; non ha fatto mai mancare l’apporto alla sua squadra, neanche in Promozione. Parlando di campo posso affermare che, nonostante le vicissitudini dovute ai tre cambi d’allenatore (Ennas, Fiori, Ennas bis e Bacci, ndr), eravamo un bel gruppo e il presidente Lorenzoni non ci ha mai fatto mancare niente. Ho dato il massimo per la maglia della Torres e credo di aver fatto bene. E’ stato un vero peccato esserci fermati sul più bello.
Stessa domanda di prima. Vai via, anche da Sassari, quando tutto sembra stia per decollare. Stavolta cos’è successo?
Si sono sentite tante voci sul mio addio e su quello dei miei compagni. Quella che parlava di un mancato accordo economico fu quella che mi ferì di più. Avevo chiesto di rimanere con le stesse condizioni della stagione precedente ma la società ha fatto scelte differenti e, vista la vittoria del campionato con una rosa del tutto nuova, ha avuto ragione.
E della Torres di quest’anno cosa ci puoi dire?
Penso che sia stato commesso qualche errore all’inizio. Nel mercato di gennaio, fortunatamente, si è rimessa in carreggiata e mi auguro vivamente di vederla nella Serie C unica nell’annata 2014/2015.

Cadau in contrasto
Il calcio sardo, a livello di Serie D, è in grossa difficoltà. Se si escludono Olbia e Latte Dolce, (quest’ultimo nella bagarre per non retrocedere ma, al momento, fuori dalla zona calda) le altre squadre dell’isola rischiano seriamente la retrocessione. Da emigrato del pallone, che differenza c’è tra il calcio in Sardegna e quello del Nord Italia?
Non ho mai fatto la serie D in Sardegna ma posso fare un discorso, riguardante l’Eccellenza, che per me non fa una piega: tutto dipende dal numero di squadre professioniste presenti nel territorio. Queste compagini mandano in prestito giovani, o comunque forgiano ragazzini, già pronti per affrontare le massime categorie dilettantistiche. E’ chiaro che se uno cresce nel vivaio del Padova è più facile vederlo a un livello più alto rispetto a quasi tutti i vivai sardi. Qui, in Veneto, nell’arco di pochi chilometri abbiamo tante squadre professionistiche (Verona, Chievo, Cittadella, Real Vicenza, Porto Tolle, Virtus Verona). In Sardegna, escluso il Cagliari e preso atto dello scarso lavoro fatto, mio malgrado, dalla Torres, l’altra squadra che opera meglio sul settore giovanile e allo stesso tempo militante in un campionato nazionale è il Latte Dolce, una squadra all’esordio in D. In sintesi: il poco professionismo abbassa il livello dei dilettanti.
Nostalgia della Sardegna?
Per darti un’idea di quanto sono in contatto con la mia famiglia, ti dico che al ritorno per le vacanze di Natale mi è sembrato di non essere mai stato fuori tanto a lungo. Ciò nonostante ti dico che ho amicizie importanti nell’isola, la mia vita è in Sardegna e sono certo di un mio ritorno. Al momento non so ancora dire con certezza se da calciatore o da ex.
Da quando sei partito, è emersa la possibilità di ritornare a giocare in qualche compagine sarda?
Si. Sia in D che in Eccellenza, ma non nominerò nessuna di queste nemmeno sotto tortura.
Mauro Garau