… Giuseppe Meloni: “Tornerei alla Torres, ma che peccato aver rifiutato il Cagliari”
Protagonista del ritorno tra i professionisti della Torres e capocannoniere del girone G della Serie D 2012/2013 con 22 reti. Ora al Savoia con la quasi certezza di ripetere, stavolta in terra campana, la stessa impresa compiuta la scorsa stagione, stavolta con la maglia della squadra di Torre Annunziata. Parliamo di Giuseppe Meloni, nuorese classe ’85, col quale abbiamo parlato delle sue ultime due squadre senza disdegnare un tuffo nel suo passato.
Quest’anno hai iniziato una nuova avventura alla corte di mister Feola. Come procede la stagione?
Tutto molto bene. Stiamo facendo un gran campionato; con 9 punti di vantaggio, a questo punto, è un campionato che possiamo perdere solo noi. Società seria, grande squadra e piazza entusiasta. Il problema, al momento è personale: non sto facendo gol e la cosa, come a tutti gli attaccanti, m’infastidisce parecchio.
Dopo uno strepitoso avvio di stagione, ti sei fermato a quota 13. Come mai?
E’ semplicemente colpa mia. La squadra mi fornisce assist in continuazione ma sto attraversando un periodo nel quale non la butto mai dentro. Dopo l’esaltante partenza (8 gol nelle prime 5 partite) ho pensato di battere il mio record di reti in una singola stagione (27 tra regular season e playoff ad Arzachena nel 2008/09) poi questo calo clamoroso mi ha negato la gioia personale.
Hai parlato della tua squadra come di una compagine che crea palle gol in continuazione. Classifica alla mano, state confermando le grandi attese della vigilia. E’ così forte questo Savoia?
Siamo stati costruiti per vincere il campionato e lo stiamo facendo. Abbiamo avuto giusto qualche problemino nella fase centrale della stagione; l’Akragas teneva, più o meno, il nostro passo che, alla lunga, si è rivelato insostenibile per loro. Adesso, visto il vantaggio, i giochi sono fatti e attendiamo solo il verdetto finale dato dalla matematica certezza della promozione.
Dici questo in barba alla scaramanzia. Sei mai stato superstizioso?
Assolutamente no. Volere è potere. La scaramanzia è dei deboli.
Neanche i guai giudiziari del presidente Luce hanno intaccato la vostra superiorità in questo campionato?
La società è sana e, parlandoti da giocatore, non ci ha mai fatto mancare niente. Il progetto Savoia va avanti tranquillo per questo e per i prossimi anni. Il presidente e i dirigenti sognano in grande tant’è che l’idea è quella di puntare alla B.
Senza essere troppo lungimiranti, la rosa attuale potrebbe affrontare, con questi effettivi, un campionato “tranquillo” nella prossima C unica?
Ti dico la verità, tutti i titolari di questo Savoia hanno sempre disputato campionati di Serie C dimostrando, nelle scorse stagioni, di poter stare tranquillamente nella categoria. E’ chiaro che qualche rinforzo servirà ma non vedo la necessità di rifondare completamente nonostante, con la promozione, si faccia un doppio salto di categoria.
Tu fai parte di questo progetto? Hai già parlato di conferma per la prossima stagione?
Ancora non ho parlato con nessuno riguardo l’anno prossimo. Credo che la società inizierà questo tipo di discorso una volta raggiunta la sicurezza matematica della vittoria del campionato.
Torre Annunziata è sicuramente una piazza molto calorosa. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Al momento, c’è il clima ideale. Qua si vive di calcio; vengono 4000 persone allo stadio, 2000 solo in curva, e veniamo trattati come calciatori di Serie A. Pensa che gli ultras vengono a sostenerci e cantare anche durante gli allenamenti. Posso tranquillamente affermare che qui mi trattano da calciatore quando sono solo un pallonaro. Anche in questo periodo nel quale non trovo la via del gol la gente mi continua a incoraggiare. Tutto fantastico.
Non sei riuscito a farli arrabbiare neanche con il lancio della maglia al momento della sostituzione nell’ultima partita contro l’Orlandina (vinta 3-1)?
Non è stata sicuramente una bella azione ma ci tengo a precisare che il mio nervosismo era dettato, solamente, dall’astinenza di gol della quale parlavamo prima. Ce l’avevo solo con me stesso per l’ennesimo gol sbagliato ma è stato comunque doveroso scusarmi con tutti (società, compagni e tifosi). Fortunatamente hanno capito la mia buona fede in un gesto sbagliato.
Chiudiamo il discorso Savoia e apriamo il capitolo Torres con una domanda che le mette a confronto. E’ più forte la tua squadra attuale o quella del tuo ultimo, ancora per poco, campionato vinto?
Il Savoia è una corazzata costruita per uccidere il campionato mentre la Torres 2012/2013, pur avendo in rosa giocatori importanti (Angheleddu, Nuvoli, Carboni, Pulina, Idda, Secchi), aveva nel gruppo il suo punto di forza. Eravamo molto ben assortiti e tutti molto motivati. Una differenza può essere giusto il “nome” dei calciatori in quanto i miei attuali compagni sono più conosciuti rispetto a quelli che mi hanno accompagnato a Sassari. Un’altra invece le accomuna: entrambe avrebbero fatto molto bene tra i pro.
In tanti qua vi hanno rimpianto soprattutto nella prima tragica parte di stagione. Il fatto che tu, come tutti i tuoi compagni con l’eccezione di Idda, abbiate firmato con società di Serie D non ti fa sorgere qualche dubbio rispetto alla tua ultima affermazione?
No. Con qualche rinforzo ci saremo potuti salvare. Sono convinto di questo perché ci sono tanti fattori che avrebbero potuto giocare a favore della “mia” Torres. Primo su tutti il fatto di aver vinto un campionato; questo ci avrebbe consentito di affrontare l’avventura tra i pro con tanto entusiasmo così come ci avrebbe potuto aiutare anche il bel legame creatosi col pubblico, il cui sostegno avrebbe aiutato la squadra in qualsiasi momento di difficoltà. E poi, anche parlando prettamente di singoli calciatori, saremo potuti essere tutti all’altezza della situazione. Qualcuno di noi è andato in D, è vero, ma l’abbiamo fatto in squadre vincenti con un’alta probabilità di tornare tra i pro già l’anno prossimo. Giocare una C2 poteva essere rischioso vista la struttura del campionato. Ma parliamo di un rischio che, personalmente e qualora me l’avessero concesso, avrei corso volentieri. Purtroppo, per decisioni non mie e delle quali preferisco non parlare più, son dovuto andare via.
Viste le esperienze di queste ultime due stagioni, che differenza c’è tra giocare in una squadra obbligata a vincere (Savoia) e una che non lo è (Torres 2012/13)?
Qui c’era sicuramente un po’ di pressione in più. Prima ti parlavo dei 4000 presenti allo stadio e come son belli, quando fai bene, possono anche diventare “brutti”. Ho giocato le prime partite con un po’ di ansia ma il grande avvio ha fatto si che sparisse subito. A Sassari, ci siamo resi conto pian piano della possibilità di vincere il campionato; ci dicevamo “non succede ma se succede” e grazie all’indecisione, diciamo così, delle altre squadre abbiamo occupato la vetta della classifica senza abbandonarla più.
Parliamo della Torres attuale. Che idea ti sei fatto di questa squadra? Conosci qualcuno degli attuali appartenenti alla rosa?
I numeri del girone di ritorno parlano chiaro. Questa è una squadra che arriverà tra le prime otto. Personalmente conosco Cabeccia, di cui ho una grande stima e col quale son diventato molto amico, e Cortellini. Entrambi per averci giocato assieme rispettivamente alla Spal e al Feralpi Salò. Senza dimenticare Lisai, uno che “si mangia queste categorie”.
Personalmente hai vissuto le tue migliori stagioni in Serie D ma, spulciando il tuo curriculum, non si può non notare un tuo passaggio tra i professionisti. Come mai non sei rimasto in pianta stabile in quel mondo?
Principalmente per causa degli infortuni. Avevo iniziato molto bene la mia avventura con la Spal ma il ginocchio mi tradì mentre l’anno successivo la società decise di puntare su giocatori più “blasonati” e nel calcio, a volte, conta più il nome o l’ingaggio del calciatore rispetto alla qualità dello stesso. Ho solo un rimpianto: nel 2009/10, prima di firmare per andare a Ferrara, rifiutai un triennale propostomi dal Cagliari che mi avrebbe portato in ritiro per poi valutare se potevo rimanere a quel livello o se mandarmi in prestito. Se non mi avessero tenuto sarebbe comunque potuta essere un’esperienza che “faceva curriculum”.
Ti manca la Sardegna?
Per sentir meno la nostalgia mi son portato dietro la mia fidanzata sassarese ma la lontananza da casa si fa sentire. Non vedo l’ora di tornare per l’estate e magari, in futuro, per disputare un altro campionato con la Torres. Il mio primo obbiettivo, allo stato attuale delle cose, è la riconferma col Savoia ma il calcio è strano e, se non dovesse arrivare, una telefonata da Sassari avrebbe la priorità.
Mauro Garau