Stefano Furlan, all. in 2^: “Ottavo posto a 50 punti, ce la faremo. Due punte? Giochiamo con quattro!”
“Ci aspettano dodici finali e la squadra ha raggiunto un livello di consapevolezza e determinazione che non mi lascia alcun dubbio: sarà dura, ma ce la faremo“. Ostenta sicurezza e trasmette serenità Stefano Furlan, l’allenatore in seconda della Torres, arrivato la scorsa estate al seguito di Fulvio D’Adderio e rimasto successivamente come vice di Marco Cari, con il quale è andato a ricomporre il binomio già visto e apprezzato in quel di Barletta qualche anno fa. Furlan, che ha nell'”Avvelenata” di Francesco Guccini la sua canzone preferita (“paradigmatica della vita e dell’energia che serve per reagire a critiche e difficoltà“), è stato sin da subito conquistato dal fascino del capoluogo sassarese e dalla passione calcistica di una città e della sua tifoseria, “veramente unica, come non ne avevo mai viste, intelligente, competente e sempre pronta a sostenere i ragazzi per tutti i novanta minuti“. Nel mirino della Torres, dopo due pareggi comunque preziosi, c’è adesso l’ottimo collettivo del Renate, meritatamente quarto in classifica, che viene a Sassari (rifinitura prevista sabato mattina sul campo del Berchidda) non certo per fare da comparsa, dopo aver bloccato sul pari a domicilio la vicecapolista Santarcangelo.
All’andata i rossoblù colsero un buon pareggio in quel di Meda, con Scaccabarozzi e Bonvissuto su rigore a timbrare il tabellino di giornata, ma per il ritorno i rossoblù dovranno fare a meno di Cortellini, Di Maio e Bottone, mentre Lisai sembra essere ormai sulla via del recupero: “Purtroppo Cortellini non sarà dei nostri, il riacutizzarsi del fastidio muscolare avuto qualche settimana fa non gli permetterà di scendere in campo, mentre sono più fiducioso per Lisai: sta lavorando ancora a parte e dobbiamo preservarlo, ma penso che, se il mister lo riterrà opportuno, possa essere abile e arruolabile già per domenica”. Insomma, le maggiori incognite sembrano concentrarsi in difesa, si profila il debutto da titolare per Cossentino e Bolzan: “Chi lo dice? Abbiamo anche Benedetti e Cabeccia può essere impiegato nel ruolo di esterno difensivo sinistro. Nel complesso disponiamo di una rosa molto competitiva che ci garantisce tranquillità e l’imbarazzo della scelta. Sono tutti sulla corda, ne sapremo qualcosa di più domani“.
In molti si chiedono per quale motivo mister Cari non provi a giocare con il modulo a due punte. “Dai, questo è un falso problema. Se guardo ai giocatori che scendono in campo, mi sembra evidente che noi giochiamo con quattro punte. Abbiamo il reparto avanzato migliore del girone e il nostro atteggiamento è già piuttosto offensivo. Ricordiamoci che sono i giocatori a fare risultato, il modulo influisce relativamente. Pensiamo alla Roma di qualche anno fa, che giocava con una falsa prima punta come Totti”. Il 4-3-3 di D’Adderio, colpevolmente e troppo frettolosamente individuato come capro espiatorio da stampa (noi compresi), tifosi e infine società, avrebbe sicuramente beneficiato degli attuali giocatori e probabilmente il suo credo calcistico avrebbe avuto meno detrattori: “Fulvio è una persona a modo, un grande uomo e per me anche un bravo allenatore. Non saprei dare una risposta nel merito, certo adesso ci sono altri giocatori, questo indubbio. Ma ad ogni modo la punta centrale sarebbe stata una sola“. Dipende però da come si intende interpretare e applicare il modulo. “Al di là di tutto, io credo che l’importante sia avere fantasia e movimento là davanti, nel calcio moderno gli attaccanti devono saper fare anche la fase difensiva e accorciare la squadra, non ci si può permettere di concedere due-tre giocatori all’avversario“.
Devo essere un po’ antipatico: chi, tra i giocatori che hanno lasciato la Torres nel mercato invernale, non è riuscito a esprimere al meglio il proprio potenziale tanto da poterlo rimpiangere? “Direi molto antipatica! Non è semplice dare una risposta, anche perché posso garantire che dal punto dell’impegno tutti hanno sempre dato il massimo. Certo, per doti atletiche e tecniche, Angelilli è un giocatore che sono certo farà bene in futuro. Non a caso è andato a giocare in Prima Divisione“. Estate e autunno sono state due stagioni a dir poco complicate, non si aspettava certo una situazione del genere al momento del suo arrivo a Sassari. “Sì, indubbiamente, ma le sensazioni sono sempre state positive, anche perché la società non ha mai mancato di trasmettere entusiasmo e voglia di fare, il presidente Capitani l’ha dimostrato anche nel mercato di riparazione, imbastendo una campagna acquisti di rilievo. Ci siamo sempre allenati con la speranza di vincere una partita e aprire un ciclo vincente che ci rimettesse in carreggiata, cosa che poi si è verificata. Non dimentichiamo, inoltre, che molte partite le abbiamo perse a causa di alcuni episodi sfavorevoli, magari conducendo il gioco per oltre un’ora per poi venire puniti al primo errore“.
Chi tra i nuovi arrivi l’ha colpita particolarmente? “Davvero difficile fare un nome. Conoscendolo da tempo, sarebbe facile dire Migliaccio, ma la verità è che da Vincenzo a Rosti, tutti si sono calati nella situazione in modo ottimale. Hanno sposato pienamente la causa e stanno dando il massimo. Credono nell’impresa, così come ci credono lo staff tecnico e tutta la società, davvero encomiabile per gli sforzi profusi. L’obiettivo è quello di regalare grandi soddisfazioni alla città e ai tifosi“. Calcolatrice alla mano, avrà più o meno stabilito la quota minima per centrare l’ottavo posto. “Con 49-50 punti siamo salvi. La fiducia è tanta, la consapevolezza nei nostri mezzi anche. Non ho dubbi, a maggio festeggeremo“.
Matteo Sechi