Una Torres senza testa che sconfessa la carta. Cari, basterà la psicologia?

foto: Fabio Frongia – sardegnasport.com
Non era certo il “Menti” di Vicenza, stadio della capolista Real, il terreno migliore per conquistare punti e fiducia per la convalescente Torres, ma stavolta la sconfitta ha mandato su tutte le furie Mister Cari. Il neo allenatore sassarese è certamente più diretto del suo predecessore, e in sala stampa non le manda certo a dire. In effetti non si può dar torto all’allenatore dei rossoblù, che probabilmente sta iniziando a vedere i preoccupanti limiti di carattere che la squadra ha palesato in queste prime 11 giornate.
Limiti nascosti inizialmente dalla scarsa preparazione fisica, e dal non facile lavoro di amalgama di una compagine tutta nuova, ma ora difficilmente giustificabili. Se la gara vinta domenica a Sassari al 90′ aveva dato fiducia proprio per la caparbietà con cui si era ottenuta l’intera posta in palio, a Vicenza la Torres è apparsa di nuovo molle, deconcentrata e senza la giusta cattiveria agonistica necessaria. E il tutto si è reso evidente immediatamente, con un inizio shock nel quale i sassaresi sembravano essersi dimenticati che la gara fosse stata anticipata di un’ora. Niente a che vedere con la grinta di domenica scorsa.
Eppure in settimana la squadra aveva lavorato serena e forte della mini serie di due risultati utili consecutivi. A questo punto, è inutile dare colpe ai singoli, il problema è collettivo, e sembra essere nella testa. Errori dettati da scarsa concentrazione, e solo questa può essere la spiegazione, dato il curriculum di chi sta in campo. Troppe volte, in questo avvio di torneo, si son viste sviste banali, stop sbagliati, disimpegni imprecisi, avversari lasciati inspiegabilmente soli; il pubblico sassarese ha avuto pazienza, poi ha giustamente manifestato il proprio dissenso. Eppure, sulla carta, non doveva essere difficile conquistare tifosi reduci da 5 anni di calcio dilettantistico.
Gli avversari invece aggrediscono, mordono le caviglie, rubano palloni e ripartono in velocità. Ci sono con la testa, la Torres spesso è apparsa confusa, quasi deconcentrata. Ieri e troppe volte, i rossoblù hanno subito quasi passivamente queste situazioni, senza riuscire a mettere sul campo altrettanto, o riuscendoci solo con la forza della disperazione di recuperare i risultati. Spesso squadre inferiori tecnicamente ad altre hanno colmato il gap proprio con la voglia di lottare, con lo stimolo dei tifosi, che a Sassari certo non manca, con la voglia di onorare una maglia gloriosa come può essere quella della ultracentenaria Torres.
Non bisogna andare tanto indietro nel tempo per esempi concreti, la squadra dell’anno scorso ha surclassato rose ben più competitive e complete, proprio con la voglia di non mollare mai un centimetro all’avversario, che veniva sistematicamente “aggredito” dal primo all’ultimo minuto. Tutto questo sembra non essere nelle corde dei giocatori della Torres di quest’anno che peraltro, sempre sulla carta, dovrebbero starci alla grande in questa categoria. Supponenza? Scarso attaccamento alla maglia? Squadra costruita male? Vedere poi due giocatori che si contendono un rigore, da calciare invece più in fretta possibile visti i pochi minuti a disposizione, anteponendo evidentemente la gloria personale all’interesse della squadra, è stata l’ennesima immagine che ha fatto storcere il muso ai tifosi.
Il lavoro di Cari e della società, dovrà essere certamente tecnico, ma soprattutto psicologico: la Torres attuale è timorosa, ha paura di sbagliare anche le cose più semplici, cosa che puntualmente si verifica in questi casi. Proprio come il tennista al quale viene il famigerato “braccino”. Segnali poco incoraggianti, il tempo passa e la Torres continua a navigare nei bassifondi della classifica, mentre l’ottavo posto è sempre più lontano; i rimedi, ormai, non possono che arrivare a gennaio, visto che tra gli svincolati si trovano pochi giocatori interessanti e non pronti fisicamente nell’immediato. Ma a questo punto, a inizio 2014, potrebbe esserci una rivoluzione. L’ufficializzazione dell’ingresso di Martino nel club ha dato linfa alle casse, il tempo per programmare i giusti interventi c’è tutto. Ma stavolta non si potrà più sbagliare, o la grande occasione dell’accesso alla C unica svanirà miseramente.
Francesco Salis