Torres, l’analisi – Tutti colpevoli: allenatore maleducato, società nell’anarchia e un impietoso confronto con la Bacci-band

Salvo Fulvio D’Adderio (foto: Agostino Bazzoni)
Salvo Fulvio D’Adderio non si è dimesso; nei pochi secondi che ci ha “garbatamente” dedicato in sala stampa ha fatto un breve monologo in cui si è assunto la responsabilità dei risultati finora raggiunti, della prestazione della squadra “Io metto i ragazzi in campo e non sono stato capace di fare di meglio; grazie per avermi ascoltato e arrivederci.” Sembrava il prologo perfetto per una consensuale separazione fra il tecnico molisano e la Torres, e invece no. A una domanda esplicita di una collega, lo scontroso mister ha detto che andava a raggiungere i ragazzi nello spogliatoio e che non si dimetteva.
Ore ad attendere una comunicazione della società, arrivata fragorosa a tardissima sera. Le ore di D’Adderio a Sassari sono contate, ma lo scenario si presenta tutt’altro che lineare, schizofrenico e fedele ad una conduzione tecnico-dirigenziale che continua a lasciare perplessi (eufemismo!). L’ennesimo, umiliante risultato avverso – disastroso per i numeri ma anche per l’atteggiamento mostrato soprattutto dopo il secondo gol – l’incapacità di relazionarsi con i giornalisti e l’ennesimo sottrarsi al confronto con essi, sembravano cornice di un esonero scontato. Sembrava, appunto, ma è ancora tutto da scrivere, con un inchiostro avvelenato come non mai.
Difficile, ma doveroso, pensare oltre le prossime ore bollenti. Il calendario propone due partite in trasferta contro le ultime della classe, Bra e Castiglione, in teoria molto abbordabili; difficile trovare momento più opportuno per cambiare: due impegni da vincere ma con ampie possibilità di riuscita permettono all’eventuale nuovo tecnico di testare giocatori e moduli; a lui non si chiederebbero, almeno nell’immediato, gioco spumeggiante e schemi fantasiosi, ma punti, fondamentali per rimanere nel gruppone che si giocherà l’accesso alla C unificata.

Giancarlo Lisai
La partita contro il Santarcangelo ha mostrato, nel primo tempo, una Torres più volitiva, con una manovra semplice ma efficace: Accardo e Lisai a destra e Cortellini e Bottone a sinistra che arrivano spesso al cross, con gli avanti rossoblù che tentano più volte la via della rete. In particolare sulla destra si sono viste alcune volte le sovrapposizioni che erano il marchio di fabbrica della squadra che vinse la Serie D pochi mesi fa. Poi la frittata la confeziona la difesa, nessuno interviene su uno spiovente senza pretese, D’Antoni prende, incarta, ringrazia e porta a casa. A quel punto la Torres riprende ad attaccare, Sentinelli si mangia un gol fatto sulla respinta dell’ottimo Nardi, e poi l’arbitro, la gentile (e mediocre) signorina Spinelli punisce solo col giallo un fallo di Fedi su Angelilli lanciato a rete.
Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo, la Torres butta in avanti palloni che al momento dell’ultimo tocco perdono la loro pericolosità. Nel frattempo Lisai finisce la benzina (verrà poi sostituito, stessa sorte per Accardo), Dell’Acqua trova un gol su una palla vagante anticipando Trini (che non esce) e Accardo, poi, mentre la Torres si attarda a protestare per un netto rigore (mani di Beccaro), D’Antoni scappa verso la porta, tira e trova Trini, che respinge su Sentinelli. E’autogol: via allo sfogo dei tifosi, contro allenatore e dirigenti, tutto lo stadio si iscrive.

Matteo Trini
Ora, al di là dell’imbarazzante performance di D’Adderio in sala stampa, e a prescindere dal destino dell’allenatore molisano, la prestazione domenicale offre spunto per alcune domande di ordine tecnico e societario: – passino i due anni di inattività, ammettiamo la presenza di una difesa in pieno rodaggio, concediamo l’alibi dell’assenza dell’ottimo Andrei Agius, ma un buon portiere non dovrebbe limitarsi ad avere buoni riflessi sui tiri ravvicinati; dovrebbe dare sicurezza al reparto, l’idea che in ogni situazione sappia fare la cosa giusta. Tutte cose che Matteo Trini manca di fare. Sarà il caso di guardarsi attorno o di dare un’opportunità a Migani? – Davvero sgradevoli alcune frasi di D’Adderio durante la conferenza stampa di venerdì; Accardo e Madeddu giocano poco perchè “sono distratti dalla scuola”? A parte che Accardo si è diplomato lo scorso anno, giocatori giovani, motivati, bravi, che si affacciano a una carriera da professionisti e che frequentano con profitto la scuola, andrebbero premiati, non discriminati. – Capitolo centrocampo: Bianchi, Bottone e Guerri sono tre mediani, più portati all’interdizione che alla costruzione; oggi Bottone largo a sinistra non ha demeritato, ma non è il suo ruolo. Immaginate, e stiamo parlando di giocatori del periodo glorioso della C1, giocatori di altro spessore, un centrocampo composto da Marco Sanna, De Angelis e Campolattano? Tre mediani appunto, bravi, bravissimi, ma messi insieme costituirebbero un centrocampo nullo in fase propositiva, compito che spettava ai vari Amoruso, Luci e compagnia. Insomma manca un giocatore con piedi buoni e personalità, senza il quale non si va da nessuna parte.

Fabio Albieri, ds Torres
Impossibile non notare anche un pericoloso scollamento nella compagine societaria. Direttore Sportivo e Direttore Generale, dove finisce il lavoro di uno e inizia quello dell’altro? Qual è il peso di Fabio Albieri, direttore sportivo, nell’organico societario, e che peso ha avuto nella costruzione della squadra? Tutti conoscono il suo progetto di una Torres sarda, presto gettato nel cestino. E’ semplicemente tramontato o è stato addirittura osteggiato dai dirigenti laziali? Gavino Satta, è ancora vice-presidente? Conta qualcosa? I tifosi, da tempo, aspettavano Antonio Martino, ex patron del Pescara. Ci hanno detto che trattasi di problemi burocratici, formali e semplici questioni di tempo. Siamo sicuri che non si debba parlare di smarcamento?
Problema che investe l’aspetto societario ma anche quello tecnico: in questa squadra Idda, Nuvoli, Meloni, Sechi, Bisogno, Migoni, Mastinu avrebbero fatto un figurone; se davvero (citiamo testualmente) “il campionato degli Under è la serie D, questo è professionismo”, i giovani Pingue, Pagliaroli, De Gol sono davvero meglio di quelli dello scorso anno?

Domenico Capitani
Infine, la madre di tutte le domande: Domenico Capitani è veramente interessato alla Torres? Il patron sembra assente, comunicati e qualche sortita tra stadio e amichevoli estive non sono bastati per rassicurare. Qualcuno gli spieghi che la Torres ha 110 anni di storia, che è anche quella di una città, di persone che per la Torres vivono, mettendoci passione, nervi, cuore. Tifosi e sassaresi richiedenti di vedere salvaguardato l’onore della maglia da parte di uomini. Giocatori, dirigenti e allenatori: la farsa di D’Adderio in sala stampa è il simbolo del poco rispetto nei confronti di tutto l’ambiente. La squadra dell’anno scorso aveva spirito di appartenenza, spogliatoio unito e un mister che troppo spesso si ricorda solo come “una bella persona”, “un serio professionista”, ma che era anche un tecnico preparato e scrupoloso… e molto educato.
Gianluca Dessì