Federico Pasquini: “Sassari meta ambita, arrivo Thomas premio al nostro lavoro. Eurocup? Dipende anche dal calendario”
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Federico Pasquini, ds Dinamo Sassari
Nella hall del resort Geovillage di Olbia, tra una conferenza stampa e un allenamento, c’è tempo per una chiacchierata con Federico Pasquini, braccio destro del presidente Sardara in sede di mercato.
I nuovi arrivi Reinholt e Pattillo saranno oggetto di valutazione, oppure daranno soltanto una mano negli allenamenti in attesa di Fernandez e Diener?
No, non ci sono margini. Reinholt (danese, classe 1993, ndr) era un giocatore molto quotato fino a poco tempo fa, si era anche dichiarato eleggibile per il Draft NBA, ma poi nell’ultima esperienza a Spalato non ha fatto benissimo e ora ha voglia di mettersi in mostra. Pattillo invece ha fatto molto bene tra l’NBDL e il campionato coreano, ha un atletismo pazzesco e credo riceverà una chiamata da una squadra di LegaDue. Entrambi si alleneranno con noi per sopperire alle temporanee assenze di Travis e Fernandez, ma non li terremo.
Come è andata con Travis?
Con lui, così come con Drake, siamo sempre rimasti in contatto. Sono delle persone straordinarie e molto legate alla realtà di Sassari. A fine stagione si sono trovati a un bivio della carriera: o restare da noi e raggiungere il prestigio gradualmente, oppure cercare da subito una realtà più ambiziosa. Drake è arrivato a una conclusione prima di quanto ci aspettassimo, mentre Travis se l’è presa un po’ più comoda, ma per lui la qualità della vita e il contatto con la gente sono aspetti fondamentali, e siamo felici che abbia scelto di proseguire la sua avventura con la Dinamo.
Molti tifosi si chiedono: la Dinamo è riuscita a trattenere Travis Diener pareggiando, o almeno avvicinando, le ricche offerte degli altri club europei?
No, Travis andrà a prendere molto meno rispetto alle cifre di cui si è parlato in estate. Sapeva qual era il nostro budget e ha deciso di firmare per quattro anni facendo una scelta di vita a tutto tondo.
Aveva in mente fin dall’inizio di ricostruire il nucleo ex di ex avellinesi?
Quando si progetta una squadra bisogna avere in mente uno scheletro fondamentale e i ruoli più importanti, a mio avviso, erano quelli del “3” e dell'”1″. Nell’ultimo scudetto di Siena l’uomo chiave è stato indubbiamente David Moss, e la nostra idea era appunto quella di cercare un’ala piccola atletica con tanti punti nelle mani, che si incastrasse bene con il playmaker e con l’idea di gioco di coach Sacchetti. Omar Thomas aveva un mercato mostruoso, era inseguito da tante squadre in tutta Europa, e non non potevamo certo mettere sul piatto le stesse cifre delle concorrenti. Sassari però negli anni si è costruita una nomea importante, specie tra i giocatori, che la riconoscono come una realtà solida, seria e che garantisce grande serenità.
La Dinamo che strappa un giocatore di prima fascia alle big europee. E’ davvero cambiato qualcosa?
Sicuramente sì. Il fatto che un giocatore come Omar Thomas abbia scelto noi è l’emblema del progetto Dinamo che va realizzandosi: rendere Sassari una realtà appetibile non solo dal punto di vista economico ma anche ambientale. E a questo si collega anche il discorso dei contratti pluriennali di cui ha parlato il presidente.
I tifosi dovranno aspettarsi una Dinamo diversa per filosofia rispetto a quella degli ultimi anni?
No, la mentalità di gioco di un allenatore non deve mai essere snaturata, sarebbe rischioso. Non è possibile che io costruisca un roster lontano dalle esigenze del coach: Meo non sarebbe Meo e i giocatori lo noterebbero immediatamente. Non penso che Ettore Messina, all’indomani della finale di Eurolega persa contro l’Olympiacos, abbia pensato di cambiare filosofia e puntare improvvisamente sul “corri e tira”. Stesso discorso per Sacchetti: non potrei mai portargli un centro con la struttura fisica di Bagaric, piuttosto abbiamo pensato di ingaggiare dei giocatori che potessero assecondare in pieno la sua idea di gioco. La filosofia dell’allenatore è alla base di tutto.
Come vede il prossimo campionato di Serie A? Quali sono secondo lei le squadre che hanno fatto meglio sul mercato?
E’ difficile fare delle previsioni, perché ogni anno ci sono due o tre squadre di grande qualità che poi non si trovano, mentre ne emergono altre che sulla carta nessuno avrebbe pronosticato tra le migliori. Milano ha comunque agito in maniera molto razionale sul mercato, e Caserta mi pare abbia allestito una bella squadra. Ad Avellino partono da un lavoro già fatto e hanno un roster abbastanza interessante. Vedremo.
La Dinamo può fare strada anche in Eurocup?
Non è semplice, dipenderà tanto da chi incontreremo e in quale momento. Sarà fondamentale anche l’incastro delle varie trasferte con le partite di campionato. In ogni caso ci proveremo come abbiamo fatto l’anno scorso.
Avevate pensato ad un certo punto di trattenere anche Becirovic?
No, Sani è un giocatore che in questo momento costa tanto e che per rendere al meglio ha bisogno di playmaker diversi da Travis Diener e Marques Green. Diciamo che il contesto tattico non era adattissimo alle sue caratteristiche e le nostre strade si sono separate.
Capitolo ala forte: con l’ingaggio di Caleb Green avete deciso di invertire un po’ la rotta rispetto agli anni passati.
Esattamente. Quest’anno abbiamo scelto un 4/5 forte a rimbalzo ma dotato anche di un gran tiro da fuori. Caleb potrà inoltre giocare anche da pivot, offrendo diverse soluzioni al coach.
Cosa non funzionò nella trattativa con Mancinelli?
Stefano è un amico anche fuori dal basket e pensavo che quella di Sassari sarebbe stata la piazza ideale per lui. A un certo punto però Cantù, orfana di Markoishvili, si è inserita nella trattativa e si è scatenata un’asta alla quale abbiamo preferito non partecipare.
Com’è lavorare con una personalità travolgente come quella del presidente Sardara?
Stefano è un grandissimo manager, uno che trascina tutto l’ambiente. Non si ferma mai, è sempre “a palla” già dal lunedì, coinvolge la squadra in mille iniziative, sia dopo le vittorie che, soprattutto, dopo le sconfitte. E’ lui il motore della Dinamo.
Dov’è posizionata ora l’asticella della Dinamo?
E’ chiaro che una volta che centri il sesto posto non puoi nasconderti più di tanto. Figuriamoci dopo il secondo posto dello scorso anno. A Sassari c’è un gran pubblico, numeroso e competente, che negli ultimi anni ha sempre visto la propria squadra crescere. Quello che mi auguro è che tra tre anni l’Omar Thomas di turno scelga ancora Sassari per la bonta del progetto, per la serietà della società e per la qualità della vita in Sardegna. Questo è il più grande successo che posso augurare alla Dinamo.
Roberto Rubiu, Fabio Frongia e Matteo Sechi