L’isola nel destino: da Malta alla Sardegna passando per la Sicilia. Può essere sintetizzata così la storia di Andrei Agius, elegante centrale difensivo maltese che approda alla Torres dopo un tour del Mediterraneo che lo ha visto nascere – calcisticamente e non – sull’isola dei cavalieri e poi sbocciare in Sicilia (Mascalucia, Messina e Igea
L’isola nel destino: da Malta alla Sardegna passando per la Sicilia. Può essere sintetizzata così la storia di Andrei Agius, elegante centrale difensivo maltese che approda alla Torres dopo un tour del Mediterraneo che lo ha visto nascere – calcisticamente e non – sull’isola dei cavalieri e poi sbocciare in Sicilia (Mascalucia, Messina e Igea Virtus le sue prime squadre). Preludio di una carriera da girovago trascorsa in gran parte tra i campi di Prima e Seconda Divisione, ma, allo stesso tempo, anche negli stadi più importanti d’Europa grazie alla nazionale maltese. Ora, con 27 anni ancora da compiere, Agius si appresta a varcare il mare verso ovest per raggiungere la terza isola della sua vita. Quella, si spera, della consacrazione definitiva.
Cosa vuol dire per un giocatore poter disporre di un’esperienza in campo internazionale?
Sono fortunato ad essere nato a Malta, siamo pochi e quindi anche giocando in Lega Pro si possono disputare partite internazionali. E’ sempre una grande emozione sfidare le grandi Nazionali, giocatori che hanno vinto Mondiali e Champions League. Sono cose che esaltano e insegnano molto sul rettangolo verde. Ad ogni modo porterò quest’esperienza con me in Sardegna e cercherò di metterla a disposizione della squadra.
In quale posizione preferisci giocare? E’ vero che ti piace impostare la manovra dalle retrovie?
Sono un difensore centrale. Sì, mi piace giocare la palla da dietro, anche se evito di fare casino in posizioni delicate (ride, ndr). Cerco di essere ordinato in campo.
Quali sono stati i primi passi della tua carriera?
Sono arrivato in Italia e ho fatto l’Eccellenza a Mascalucia (Catania, 30.000 abitanti, ndr), poi mi ha notato il Messina e con loro ho fatto il settore giovanile prima di girovagare.
Cosa ti aspetti dalla nuova avventura in Sardegna? Come vedi la prossima stagione?
Sono contento della scelta di venire a Sassari. Sarà un campionato molto combattuto, con squadre di livello e agonismo esasperato.
Avevi altre proposte?
Sì, quest’estate potevo rimanere in Prima Divisione aspettando fino alla fine di agosto. Ma il progetto Torres mi ha convinto: conservare la categoria quest’anno e poi cercare il salto l’anno prossimo dalla C unica. Per questo ho firmato un biennale.
Sei deluso dal fatto che dovrai scendere di categoria anziché disputare una Serie B che hai conquistato e sudato sul campo?
Un po’ si, 10 anni in Italia lavorando sodo per conquistarmi sempre il meglio e mi ritrovo a scendere. Ma ora penso alla Torres e ad aiutare i colori rossoblù a risalire.
A Latina, dove sei molto apprezzato, hai vissuto quest’estate un’esperienza non positiva con mister Auteri, proprio come il sardo Toto Burrai. Puoi raccontarci un come è andata?
Il mister ha avuto le sue idee. Non ha detto che Agius non fosse buono per la Serie B, ma ha praticamente bocciato tutta la squadra, a parte 4-5 esperti che già ci avevano giocato. La società ha deciso di assecondarlo, prendere i giocatori da lui indicati e anche chi è rimasto farà fatica. Ma nel calcio funziona così, non possiamo fare niente.
D’Adderio gioca con la difesa a quattro, ti trovi meglio come central al fianco di un altro o in una difesa a tre, magari come regista arretrato alla Bonucci?
Non ho problemi, ho giocato sia a 3 che a 4, in tutte le posizioni difensive quindi mi adatterò alle scelte del mister.
Cosa pensi del movimento calcistico maltese? Spesso si vedono imprenditori italiani che investono in squadre maltesi (Goveani), società italiane che vengono da voi per i ritiri invernali (Juve e Milan) giocatori che vengono a giocarci (il fratello di Balotelli Enoch). Che prospettive ci sono, che clima si respira?
Il calcio da noi è in espansione, anche se lenta. Siamo pochi, non ci sono molti soldi e si punta sulla programmazione. Non c’è grande possibilità di investire. Manca il professionismo per poter fare un salto di qualità, chiamare stranieri e giocatori di livello. A piccoli passi credo che si possa costruire qualcosa di bello.
di Fabio Frongia e Roberto Rubiu