Nicola Salerno di nuovo in sella, emozioni, grandi acquisti e carneadi nella sua storia cagliaritana

L’ennesima mossa a sorpresa dell’era Cellino ha partorito l’atto terzo dell’avventura di Nicola Salerno in Sardegna. Il dirigente lucano, che fu direttore sportivo tra il 2003 e il 2006 e nella prima metà della stagione 2007-2008, è stato nuovamente chiamato nell’Isola con l’incarico di responsabile dell’area tecnica, trait d’union tra squadra e presidente, con facoltà 

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L’ennesima mossa a sorpresa dell’era Cellino ha partorito l’atto terzo dell’avventura di Nicola Salerno in Sardegna. Il dirigente lucano, che fu direttore sportivo tra il 2003 e il 2006 e nella prima metà della stagione 2007-2008, è stato nuovamente chiamato nell’Isola con l’incarico di responsabile dell’area tecnica, trait d’union tra squadra e presidente, con facoltà di consigliare le strategie di mercato.

L’esperienza rossoblù di Salerno è controversa, acquisti azzeccati ed una condotta da uomo forte in grado di tenere testa (per quanto possibile) al leader Massimo, ma anche alcune topiche clamorose in sede d’acquisto. L’assenza di immunità da errori va ricordata, assieme alla mai facile attribuzione della paternità di acquisti e cessioni, specie quando si ha a che fare con un accentratore come il presidente del Cagliari.

Quel patron che ha voluto con sé, ancora una volta, Nicola Salerno, memore di un biennio felice come quello 2003-2005, con una promozione e una salvezza spettacolari, ma anche dei burrascosi divorzi da gente come Ventura e Tesser, e del fallimento di cinque anni fa.

E’ il febbraio 2003 quando Massimo Cellino dà il benservito a Nello De Nicola e comincia a pensare a Salerno. Lo conosce bene perché ha trattato con lui e il suo Catania l’acquisto di Christian Bucchi e la cessione di Alessandro Colasante, e spera di avere dal ds di Matera un aiuto nel piazzare giocatori in esubero (Cammarata su tutti) e recuperare qualche soldo dopo i disastri tecnici post-retrocessione del 2000.

Salerno si ritrova a lavorare con Mauro Pederzoli e nell’estate 2003 i due sbagliano poco o nulla. Sono i mesi in cui la platea rossoblù prepara l’esodo a Tempio, infiammata dal ritorno in Sardegna di Gianfranco Zola, preoccupata però dal fallimento di Giampiero Ventura. I due uomini-mercato corrono ai ripari e chiamano in panchina Edy Reja, che Pederzoli conosce bene dai tempi di Brescia e che fu beffato da Cellino qualche anno prima, quando giunse in Sardegna per firmare ma venne rispedito indietro senza troppi complimenti. Con il mister friulano arriva anche Nico Facciolo, attuale preparatore dei portieri, poi a gennaio comincia l’era Agostini e il Cagliari spicca il volo richiesto.

L’estate 2004 è quella dei dubbi sulla conferma di Zola e delle scaramucce tra Magic Box e Cellino, consumate tra yacht e dichiarazioni a denti stretti. La fumata bianca arriva, il Cagliari può assaporare lo champagne del trio Zola-Langella-Esposito (con Suazo ai margini perché acciaccato), la solidità dei nuovi acquisti Massimo Gobbi, Alessandro Budel e Francesco Bega e la gestione Arrigoni, mentre Theofanis Katergiannakis è scommessa che tra i pali fallisce presto.

Il primo anno post-Zola, con Cellino formalmente disimpegnato ed esiliato negli Usa, vede Salerno portare a casa Fabian Carini, Michele Canini, Andrea Cossu, Joe Bizera, Alessandro Conticchio, Claudio Ferrarese e Andrea Capone (di ritorno dal prestito a Treviso), ma soprattutto restano a Cagliari i “gioielli di famiglia” Esposito, Langella e Suazo. Sembra un gruppo in grado di confermare il ruolo di “ammazza grandi”, lo sarebbe sicuramente se Salerno riuscisse a piazzare i colpi Milito (che rifiuta Cagliari) e Abbiati (in ballottaggio con Carini), invece il debutto a Siena fa franare tutto: k.o. con “papera” di Carini, Cellino furibondo con chiunque (Salerno compreso) e benservito ad Attilio Tesser dopo appena una giornata, richiamando quel Daniele Arrigoni fresco di divorzio. L’allenatore romagnolo durerà appena una giornata, poi arriveranno Davide Ballardini (zero vittorie in 9 partite) e Nedo Sonetti, per la seconda volta (dopo il 2001-2002 in B) salvatore di un Cagliari derelitto, aiutato da Suazo stratosferico (37 partite, 22 reti) e Sant’Antonio Chimenti.

Il terremoto senese sancisce non solo il licenziamento di Tesser, ma anche un messaggio a Salerno. Il direttore, che aveva voluto l’allenatore veneto referenziandolo di fronte allo scetticismo di Cellino, prepara le valigie, dicendo arrivederci al 2007. Qui mette a frutto la corsia preferenziale con il mercato sloveno e il Foggia. Arrivano i carneadi Sebastian Rosano, Vitor Gomes Silva, Jan Koprivec e Ivica Guberac, Rijat Shala e Vincenzo Marruocco, portiere che sarà protagonista della fase più buia della stagione, ma ecco anche Foggia, Matri, Acquafresca (foto), Larrivey. Campionato partito con l’illusione delle belle prove al San Paolo e contro la Juventus, proseguito in modo disastroso fino a Natale e risollevato nel girone di ritorno. La scintilla dell’epica vittoria sul Napoli a gennaio, gli arrivi di Jeda, Marco Storari e Andrea Cossu e il miracolo targato Ballardini.

Il Cagliari, in quel 2008, ripartiva mentre Salerno salutava pensando ad un addio. Sconfessato dalla scelta di Cellino, arrivata proprio all’inizio di una nuova estate di calciomercato.

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