Mancano 200 mila euro, Torres a un passo dall’inferno
Il dramma ha toccato il momento clou verso le 20:00. Un esausto Lorenzoni, dopo aver ascoltato attentamente l’intervento di un tifoso che lo invitava a farsi da parte e a non mettere a repentaglio le ricchezze accumulate con fatica, annuncia le proprie dimissioni. Sembra assurdo, specie se si pensa che per oltre un’ora si era parlato di banche, colloqui con direttori, solidarietà delle istituzioni, azionariato popolare. Il tutto in una sorta di tavola rotonda tra dirigenti, assessore, tifosi, giornalisti. Tutti provano a capire, a metterci del proprio, a trovare una soluzione. Nella sala conferenza dell’Hotel Deledda succede qualcosa di bello, qualcosa che tocca. Ma, purtroppo, è qualcosa di troppo bello, e quindi anche di inutile.
Lorenzoni getta la spugna. Ha riconquistato il cuore dei sassaresi riportando la squadra dalla Promozione alla vittoria del campionato di Serie D, eppure oggi all’orizzonte non si vede nessuno disposto a dargli una mano. Nei suoi programmi c’è ancora il sogno di portare l’amata Torres in Serie B, ma i suoi settantanni non gli consentono voli pindarici. E benché il fuori programma dell’annuncio delle dimissioni riscontri lo stupore di una preoccupata platea che ha capito di trovarsi in un vicolo cieco, o sull’orlo del baratro se la metafora piace di più, la decisione presa dall’ormai ex presidente rossoblù è anche l’unica sensata.
Lorenzoni non ha i soldi in contanti per iscrivere la squadra. Questo è il punto. Un punto che è molto chiaro e dal quale purtroppo non si scappa. La cronaca degli ultimi giorni è meno intricata di quanto si possa credere. Il 6 giugno la Lega ha comunicato la quota necessaria per l’iscrizione al campionato di Seconda Divisione: servono 400 mila euro. L’ex presidente del Castelsardo, come tanti altri presidenti in questo momento, non li ha liquidi. E’ obbligatorio quindi rivolgersi alle banche, che però rifiutano categoricamente un prestito alla Torres. L’imprenditore, allora, mette sul piatto come garanzia parte del suo patrimonio immobiliare, di gran lunga superiore alla cifra richiesta, ma in questo momento le banche non sanno che farsene di case, appartamenti e terreni. Altri dialoghi, con gli istituti di credito, non sembrano possibili. L’unica apertura, è notizia di oggi, arriva dalla BNL, che si mostra disponibile ad accettare di dare la fidejussione per 200 mila euro ipotecando le proprietà messe a disposizione da Lorenzoni.
Ad oggi quindi la situazione è questa. Servono 200 mila euro per iscrivere la squadra al campionato (scadenza dei termini: 30 giugno). Lorenzoni non li ha, il contributo regionale (circa 400 mila euro) non verrà ratificato dal consiglio prima di luglio (e non rappresenta così, in questo momento, una garanzia per le banche). Impraticabile, nonostante l’avvocato Moro e lo stesso Lorenzoni ostentino un cauto ottimismo, un anticipo da parte della stessa Lega dei contributi previsti per l’utilizzo dei ragazzi nati nel ’94 e nel ’95 (1000 euro per giocatore a partita). Da qui, unica strada percorribile con Lorenzoni al timone, nasce l’idea di lanciare un azionariato popolare, con il patron che invita i tifosi finanziatori a nominare due rappresentanti che, se la Torres dovesse farcela, andrebbero a rappresentarli nel CdA della società. Ma in dieci giorni, raccogliere una cifra tanto ragguardevole appare un’impresa disperata. Lorenzoni ne è consapevole e continua per questo ad auspicare l’entrata in società di nuovi imprenditori, arrivando persino ad offrire in garanzia agli stessi i propri appartamenti. Il tempo però non è disposto ad aspettare e lo stesso presidente sembra accorgersene solo alla fine della conferenza. Si dimette perché il suo entusiasmo e la sua grande passione non bastano più. Lasciare è l’unica soluzione possibile. “Se il problema sono io, sono pronto a farmi da parte”, ha più volte ripetuto.
La patata bollente passa ora nelle mani del sindaco Ganau, che nei prossimi giorni dovrà attivarsi in una corsa disperata contro il tempo per cercare nuovi investitori disposti a rilevare – gratuitamente, come ha più volte sottolineato il patron rossoblù – le quote dell’attuale proprietà. Ma la città oggi sembra aver occhi e interessi solo per il basket, la Torres resta abbandonata a se stessa e ai sogni di gloria di Lorenzoni e dei tifosi che velocemente si sgretolano. Lo spauracchio della Prima Categoria terrorizza i fedelissimi e purtroppo non si tratta di un incubo da cui domani ci si sveglierà. L’unica cosa certa è che la Torres rischia di ripiombare nell’anonimato per 200 mila euro. E questo appare profondamente ingiusto.